A una settimana dal restatuo dell’antica statua del Nilo, ripercorriamo, insieme a Carmine Masucci, la storia di una straordinaria partecipazione cittadina per la rinascita di un luogo simbolo del centro cittadino di Napoli.

 

Sabato 15 novembre un’imponente presentazione ha salutato un evento importante per la città di Napoli, ovvero il restauro del Corpo di Napoli. La sfinge che affianca la statua del Nilo torna al suo posto dopo 60 anni: è stata ricollocata la parte trafugata negli anni ’50. Una mattinata di grande festeggiamenti per il Comitato che ha promosso il Restauro, che ha visto l’adesione di oltre 2200 cittadini al crowdfunding, l’iniziativa di raccolta dei fondi che ha permesso la realizzazione dell’operazione.

Tutto pronto per l'inaugurazione

Tutto pronto per l’inaugurazione – foto di Marco Ghidelli

Alla presentazione, presieduta da Carmine Masucci, Presidente del Comitato e amministratore della Cappella Sansevero, sono intervenuti: il Sopraintendente del Polo Museale di Napoli Fabrizio Vona, Teresa Elena Cinaquantaquattro, Sopraintendente per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, Giorgio Cozzolino, Sopraintende per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici e Etnoantropologici per Napoli e Provincia, il Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli, capitano Carmine Elefante, Nino Daniele Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Inoltre erano presenti il giornalista Luigi Necco e l’artista Lello Esposito che sin dal principio hanno sostenuto l’iniziativa con grande passione. A svelare al pubblico la statua restaurata sono stati gli studenti dell’Istituto Comprensivo Teresa Confalonieri, abbigliati con maschere raffiguranti la testa della sfinge e il volto del Nilo. L’Avvocato Carmine Masucci così ricorda la nascita del comitato: “Il Comitato fu fondato nel 1992 su iniziativa del Museo Cappella Sansevero: scopo del Comitato era il restauro della Statua del Nilo, altrimenti detta Corpo di Napoli, sotto la sorveglianza delle Soprintendenze competenti. Eretto in età imperiale e da secoli collocato nella piazzetta omonima, il gruppo scultoreo del Corpo di Napoli versava infatti in pessime condizioni conservative e risultava visibile solo parzialmente per la presenza di un’edicola che si era posizionata innanzi al basamento della statua. Quanto alla piazzetta, il cui recupero e la piena fruibilità pure erano tra gli scopi dichiarati del Comitato, fungeva da parcheggio di automobili. Si associarono al Comitato oltre trecento aderenti tra privati cittadini e associazioni, ma il grande successo dell’iniziativa fu ottenuto grazie alla campagna significativamente battezzata Una goccia per il Nilo: acquistando una cartolina, oltre cinquemila persone diedero il loro piccolo contributo al recupero di un monumento storico della città.

I ragazzi con la maschera della Sfinge

I ragazzi con la maschera della Sfinge – foto di Marco Ghidelli

Ampia fu la partecipazione degli abitanti della zona, ma giunsero contributi persino da emigrati italiani, dagli Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Il Comitato raggiunse il suo scopo: il 14 novembre 1993 fu presentata al pubblico la statua restaurata, in una piazza finalmente sgomberata dalle auto in sosta e interdetta al traffico. L’edicola, che un tempo era davanti al basamento, fu delocalizzata in area prospiciente, all’angolo di via Paladino. Ottenuto il risultato per cui era stato costituito, il Comitato si sciolse alla sua naturale scadenza, prevista per il 31 dicembre 1993: la breve durata dell’organizzazione era stata stabilita proprio per dare un segnale che lo scopo andava raggiunto in tempi rapidi. Il fondo residuo del Comitato fu destinato al Comitato Spaccanapoli, che negli anni successivi si rese promotore di altre iniziative nel centro antico della città. La storia del recupero del Corpo di Napoli è testimoniata anche nel volume Lo sguardo del Nilo, edito da Colonnese, con i contributi di importanti studiosi e le presentazioni dei Soprintendenti Stefano De Caro e Nicola Spinosa.

La folla di cittadini che partecipa all'inaugurazione

La folla di cittadini che partecipa all’inaugurazione – foto di Marco Ghidelli

La sfinge accompagnava spesso la rappresentazione del dio Nilo, tanto che anche il Nilo dei Musei Vaticani è connotato dalla presenza dell’animale mitico. È probabile che già al primo ritrovamento del Corpo di Napoli la sfinge fosse mutila del capo, e che esso sia stato integrato dai restauri di Bartolomeo Mori prima e in seguito da Angelo Viva. Icona ricca e sfuggente quanto altre mai, la sfinge è stata definita da Hegel, con felice sintesi, il “simbolo del simbolismo”. Restituire alla Statua del Nilo la testa sfingea significa restituirle un elemento fortemente caratterizzante e in piena sintonia con l’aura di mistero che aleggia su tutto il centro antico partenopeo”. Storicamente eretta dalla comunità alessandrina dell’antica Neapolis, la Statua del Nilo risale al II sec. d.C. Del gruppo scultoreo si persero le tracce già nell’antichità, e fu solo nel Medioevo (probabilmente nel XII sec.) che esso fu rinvenuto durante gli scavi per l’edificazione del Seggio, che prese appunto il nome di Seggio di Nilo. Tuttavia, più d’uno studioso dovette dare una interpretazione sbagliata della statua, se la trecentesca Chronica di Partenope la definiva come l’immagine di una donna bellissima che nutre cinque figli – il che induce ovviamente a ritenere che la scultura fosse già ampiamente mutila e difficilmente identificabile. Dimenticata nuovamente, la statua torna alla ribalta in occasione dei lavori per il nuovo Seggio di Nilo, tanto che scrittori cinquecenteschi ne parlano come di un ritrovamento ex novo. Un primo restauro con integrazioni avviene nel 1657-58, ad opera di Bartolomeo Mori per ordine degli Eletti di Nilo, che collocarono il marmo su un basamento a forma di parallelepipedo. Mori integrò probabilmente testa del Nilo, braccio con cornucopia, testa del coccodrillo, testa della sfinge, putti vari. Un nuovo intervento di restauro, databile al 1734 grazie alla lapide dettata da Matteo Egizio ancor oggi leggibile, consistette in una messa a punto e una pulitura. Nulla si sa più dello stato settecentesco, ma qualcosa dovette avvenire se tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX sec. fu commissionato un rifacimento di gran parte della scultura ad Angelo Viva, allievo di Giuseppe Sanmartino, celebre autore del Cristo velato. Viva rifece completamente le parti integrate dal Mori. Ad ogni modo, della fase antica possiamo affermare con certezza che restano: corpo, spalla e braccio sinistri, corpo della sfinge, corpo del coccodrillo, onde sottostanti.

approfondimenti

La Statua del Nilo è anche nota come Corpo di Napoli, forse a causa dello storico fraintendimento del soggetto rappresentato, interpretato come una figura femminile, anche se recenti proposte avanzano convincentemente l’ipotesi che l’origine di questo “soprannome” vada ricercata nel valore polisemico del vocabolo “corpo”, in latino, italiano e napoletano.

A proposito dell'autore

Una vita dedicata alla scrittura, alla filosofia, alla saggistica e alla critica d’arte, segnata da esperienze e incontri irripetibili Aldo Masullo, Ugo Piscopo, Maria Antonietta Picone, Raffaele Causa, Aurora Spinosa , Nicola Spinosa, Roberto Murolo, Flavio Caroli, Antonio Caprarica, Mimmo Liguoro, Ermanno Corsi, Mario Franco, Augusto Minzolini,Walter Ferrara, Mimmo Jodice, Gerardo Marotta. Ha curato numerose mostre in Italia e intervistato personaggi noti del mondo dell'arte. Ha pubblicato il libro “Il Sangue dei Martiri “ La Vera Storia della Rivoluzione Napoletana del 1799 Edito da Editoriale Programma vincitore del Premio Speciale per la Critica – XV Edizione e del Premio Letterario Internazionale Europa promosso dalla Universum Academy Switzerland – Lugano Sezione Narrativa Edita. E' primo classificato alla XI Edizione del Premio Letterario Internazionale Surrentum per la Sezione Narrativa Edita. Collabora con Istituzioni ed Enti pubblici e privati, associazioni culturali e mondo dell'imprenditoria.