Non è tanto per gli abiti stupendi esposti, non è tanto per il sogno e l’incanto che regalano al visitatore, non è tanto per la narrazione di un pezzo importante di storia della moda – italiana e mondiale -, né per i riferimenti alla fotografia, ai cambiamenti sociali e della comunicazione di massa, di stile e di design, e neanche per l’esaltazione di un artigianato ricco e preciso, di una manifattura di accessori unica ed inimitabile che ancora oggi è lo Stile Italiano. Quello che è più importante di tutto è che il Maxxi, dopo qualche timida avvisaglia in passato di pochi piccoli eventi dedicati alla moda, abbia introdotto la moda come asset su cui puntare. Ecco perché la mostra Bellissima. L’Italia dell’Alta Moda 1945-1968 merita tutta la nostra attenzione.

Bellissima, Maxxi

Ingrid Bergman indossa Gattinoni in EUROPA 51 // Gina Lollobrigida indossa gioelli Bulgari, Come September (1961) Directed by Robert Mulligan ©Universal Pictures // Anita Ekberg indossa gioelli Bulgari alla conferenza stampa del film BOCCACCIO 70, 1961

È come il principio medium is the message, laddove il fatto che il messaggio fosse altamente e massicciamente veicolato nell’epoca dell’introduzione delle comunicazioni di massa diventava – secondo lo studioso canadese Marshall Mc Luhan – improvvisamente più importante del contenuto stesso.
Bellissima è il titolo di un film di Luchino Visconti del 1951, in cui Anna Magnani spinge la figlia a diventare attrice a Cinecittà; ma è anche una parola che in tutto il mondo è sinonimo di bellezza femminile, the Italian way of lifestyle. E il titolo della mostra ospitata al MAXXI di Roma racconta la moda italiana dal 1945 al 1968, un periodo che vede la ricostruzione del dopoguerra e la nascita della società di massa, frastornata dai nuovi mezzi di comunicazione, in un’aria prima frizzante e poi rivoluzionaria che culmina con il finire degli anni ’60.

Bellissima, Maxxi

Germana Marucelli. Abito da sera, Linea Alluminio, autunno/inverno 1968-69. Paillettes su seta con motivi ideati con la collaborazione di Paolo Scheggi di cui si scorge sullo sfondo una parete dell’opera Intercamera Plastica. Archivio Germana Marucelli, Milano. Fotografia di Marcello Gobbi.

Erano i tempi in cui la televisione compare nei salotti, in cui i primi programmi televisivi diffondono immagini di donne protagoniste di cambiamenti sociali e culturali. In un’Italia reduce dalla guerra, nasce e si coltiva il sogno di creare l’Alta Moda, finalmente affrancandosi dall’ombra della parigina Haute Couture.
A crederci sono in molti: Emilio Schubert, le Sorelle Fontana, Germana Marucelli, Mila Schön, Sarli, Simonetta, Capucci, Fernanda Gattinoni, Fendi, Balestra, Bii, Galitzine, Pucci, Valentino.

Emilio Schuberth Abito da gran sera in raso di seta con decorazioni realizzate con pittura su stoffa, applicazioni e ricami in raso, velluto, tessuto e filato lamé, filo di seta e lana, appartenuto a Marcella Marotta Rossellini, 1951 | Evening gown in silk satin with decorations in painted fabric, appliqués and embroidery in satin, velvet, lamé fabric and yarn, silk thread and wool, worn by Marcella Marotta Rossellini, 1951. Courtesy Collezione privata Gabriella Lo Faro

Emilio Schuberth Abito da gran sera in raso di seta con decorazioni realizzate con pittura su stoffa, applicazioni e ricami in raso, velluto, tessuto e filato lamé, filo di seta e lana, appartenuto a Marcella Marotta Rossellini, 1951 | Evening gown in silk satin with decorations in painted fabric, appliqués and embroidery in satin, velvet, lamé fabric and yarn, silk thread and wool, worn by Marcella Marotta Rossellini, 1951. Courtesy Collezione privata Gabriella Lo Faro

Allora come oggi, gli ambiti non erano suddivisi e si registrava una buona componente di sperimentazione, di richiami tra le arti, di commistioni e collaborazioni, in particolare con il mondo dell’arte. L’entourage era lo stesso: le persone che presiedevano i vernissage delle mostre d’arte erano le stesse che si presentavano negli atelier degli stilisti, chiedendo loro di creare vibranti abiti. E così non è inaspettato “ritrovare” il caratteristico Cretto di Burri nella schiena di un cappotto bianco e nero di Capucci. Mila Schön si ispira a Calder e a Fontana. I pattern delle tele di Carla Accardi e Giuseppe Capogrossi pervadono i tessuti.

Due modelli Valentino sulla scalinata dell’Archivio Centrale di Stato, foto Federico Garolla, Roma, 1958

Due modelli Valentino sulla scalinata dell’Archivio Centrale di Stato, foto Federico Garolla, Roma, 1958

Nella mostra al MAXXI, considerato anche il contesto in cui è ospitata, la curatela ha prestato attenzione nell’allestimento per far risaltare questo aspetto.
Come in un circolo virtuoso, se la Moda faceva i suoi passi in aventi e si ispirava all’arte in alcune sue espressioni, anche la fotografia trovava nuovo ed importante materiale. Ugo Mulas, Pasquale De Antonis e Federico Garolla furono alcuni tra i fotografi che meglio raccontarono i paesaggi dell’Alta Moda italiana, cui giustamente la mostra dà risalto.

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Fendi Cappotto doppio petto in visone con lavorazione chevron in tre colori alternati per la parte superiore e bianco assoluto a fasce orizzontali per quella inferiore unita da una zip, autunno/inverno 1960-61 – Courtesy Archivio Storico Fendi

Passando agli abiti protagonisti della mostra, diremo che alcuni modelli sono assolutamente immortali: i cappottini bon ton della sartoria Ognibene-Zendman non sono molto lontani dai soprabiti pastello che Gucci ha proposto lo scorso inverno, l’optical di Roberto Capucci non è mai andato in disuso e tornerà con forza anche quest’estate. È vero che in alcuni punti il retrò si affaccia e alcuni modelli sembrano lontani dalla nostra epoca attuale, ma la moda è famosa anche per i suoi corsi e ricorsi storici; quindi se avete qualcosa di veramente vintage nel vostro guardaroba trovategli spazio ancora per un po’, perché presto o tardi spunterà di nuovo sulle passarelle.

Info Mostra

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Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968

2 dicembre 2014 – 3 maggio 2015
a cura di Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo, Stefano Tonchi
progetto allestitivo di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo e Guido Schlinkert
Galleria 5

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni, 4 A
00196 Roma

Orari di apertura:
martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-domenica 11.00-19.00
sabato 11.00-22.00
La biglietteria chiude un’ora prima del museo

Chiusure: tutti i lunedì, 1 maggio

 

Disclaimer: le foto di questo articolo sono prese dal sito web del MAXXI e ritenute di pubblico dominio. Le immagini sono utilizzate al solo scopo di cronaca giornalistica per accompagnare l’articolo e il loro utilizzo non ha fini di lucro.

A proposito dell'autore

Collaboratore

Laurea con lode in Comunicazione con una tesi sui musei d’arte contemporanea_Caso Napoli. Nel 2007 lavora a Liverpool presso il dipartimento di Marketing e Comunicazione dei National Museums. Corso di perfezionamento in Management Culturale presso la Fondazione Fitzcarraldo, Torino. Dal 2007 ad oggi ha collezionato, insieme a Componibile 62, esperienze come curatrice, project manager e organizzatrice di mostre ed eventi culturali in Italia e all’estero. Collabora con Tafter (Economia della cultura). Oltre che all’arte contemporanea, si dedica anche alla moda, CSR, e viaggi. Il Museo è il suo habitat naturale.