“La vita che conduciamo non è mai granché, la vita che sogniamo è invece la grande esistenza perché la continueremo oltre la morte”.

Una citazione di Coco Chanel introduce la mostra Culture Chanel – La donna che legge, o meglio il suo capitolo veneziano, dopo aver girato le città di Mosca nel 2007, Shangai e Pechino nel 2011, Canton e Parigi nel 2013 e Seul nel 2014.

Approdata alla Fondazione Ca’ Pesaro di Venezia lo scorso 17 settembre, la mostra Culture Chanel ci introduce, attraverso un percorso ben curato da Jean-Louis Froment nel mondo interiore di Mademoiselle, quello che l’ha alimentata e l’ha resa icona del suo e del nostro tempo. È grazie anche alla “vicinanza culturale” di amici e intellettuali del suo tempo, come Pierre Reverdy, Max Jacob o Jean Cocteau, solo per citarne alcuni, ma anche di autori classici fondamentali come Omero, Platone, Virgilio, Sofocle, Lucrezio, Dante, Cervantes, e Mallarmé, che Gabrielle Chanel riesce a condurre una vita di piena passione e devozione alla moda che già allora diventa un “apparato” culturale a tutti gli effetti. Se un grandissimo semiologo come Roland Barthes, che si interessò alla moda come complesso “apparato semiotico”, dedicò attenzione a Coco Chanel con un articolo su Marie Claire nel settembre 1967 che ne analizzava il vocabolario estetico e il posto da lei occupato nella storia della modernità, questo può solo significare che il suo ruolo è stato davvero decisivo, e non solo per la moda, ma per la cultura del suo tempo.

Coco Chanel
I libri sono stati i miei migliori amici” confidò Chanel al suo amico Paul Morand. Quegli stessi libri che formano la preziosa biblioteca della sua casa al numero 31 di Rue Cambon a Parigi e che prese voracemente a leggere fin dalla sua permanenza nell’orfanotrofio di Aubazine “curando” i suoi momenti di solitudine e sconforto. Ad Aubazine la piccola Coco Chanel passò molti anni della sua vita a seguito della perdita dei suoi umili genitori. I poemi letterati e le poesie alleviarono il dolore per la perdita di Boy Capel , suo grande amore che tuttavia relegò Chanel a ruolo di amante. “Boy” muore tragicamente a causa di un incidente automobilistico a pochi giorni da Natale, mentre tornava dalla moglie per le feste nel dicembre 1919. Con il progredire della sua carriera nel mondo della moda Chanel incontra gli intellettuali del suo tempo, diventa loro amica e salvatrice (pagò per intero i costi per il funerale del compagno del suo amico Jean Cocteau), a loro si ispira ed essi si ispirano a lei. Personalità e genio da vendere, capacità di rompere le regole e andare oltre quanto precostituito. Gli stessi principi su cui si basa il nascente movimento DADA, nelle cui stampe facilmente si intravede il lettering dell’etichetta di uno dei profumi più famosi di sempre, l’iconico CHANEL N. 5.


Risulta ovvio che questo universo simbolico, semantico, onirico e poetico abbia costruito il bagaglio umano che Chanel ha tramutato nelle sue creazioni. Quando i tessuti scarseggiavano all’indomani dello scoppio della guerra, Chanel cominciò ad usare il jersey che era più facilmente reperibile e anche a buon mercato. Questo significò “sacrificare” il rigore delle forme imposte da busti, corsetti e tessuti rigidi. Le sue donne dovevano sapersela cavare in tempo di guerra così come nella vita di tutti i giorni, come il suo percorso di vita le stava mostrando. Mentre Dior impazzava con il New Look, Chanel propagandava forme morbide, lunghezze che salivano al ginocchio, tessuti scivolati che non comprimevano il corpo, e neppure lo stile! Quest’ultimo non sarà mai sacrificato. Riesce a crearne uno tutto suo, a diventare un’icona. I momenti di intersezione tra la sua moda e la sua vita sono numerosi. Del mondo monastico Chanel riprese i pavimenti a scacchi bianchi e neri, ma anche l’opulenza dei ricami dorati, un misto di rigore e preziosità ieratica. Era superstiziosa Chanel, credeva nella sua “buona stella”, che lei stessa disegnò appuntendone le estremità. Lei che era nata sotto il segno del Leone non poteva non calcare il palcoscenico da protagonista. Le stelle ricoprono i suoi abiti, proprio come quelle che illuminavano il suo cammino. Venezia era un luogo a lei molto caro e il Leone simbolo della città non può non ritornare nella sua collezione di alta gioielleria, ovviamente insieme alle stelle.


Non è facile allestire un percorso espositivo su queste tematiche che mostri allo spettatore come dietro ad una foto della campagna di Chanel degli ultimi anni ci sia sempre lei, il suo mondo, il suo coraggio e il suo stile, nonostante rechi la firma di un certo Karl Lagerfeld che oggi ne è il direttore creativo. Grazie all’audioguida e all’esposizione si costruisce un percorso di mostra che mi piace definire lussuoso. Lussuoso perché spiegato con attenzione e cura grazie alla voce suadente e ai testi dell’audioguida compresa nel biglietto della mostra. Lussuoso perché il colore oro, soffuso, torna in più punti dello spazio espositivo. Lussuoso perché la mostra richiede del tempo per essere compresa e interiorizzata. Lussuoso perché il tempo della cultura è sempre di più un lusso a cui non si può rinunciare.

info mostra

CULTURE CHANEL, La donna che legge
Dal 17 settembre 2016 al 8 gennaio 2017
Ca’Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Aperto tutti i giorni salvo il lunedì e il 1 gennaio
Dal 1 novembre al 31 marzo: 10:00-17:00

Ca’ Pesaro
Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076, 30135 Venezia

A proposito dell'autore

Collaboratore

Laurea con lode in Comunicazione con una tesi sui musei d’arte contemporanea_Caso Napoli. Nel 2007 lavora a Liverpool presso il dipartimento di Marketing e Comunicazione dei National Museums. Corso di perfezionamento in Management Culturale presso la Fondazione Fitzcarraldo, Torino. Dal 2007 ad oggi ha collezionato, insieme a Componibile 62, esperienze come curatrice, project manager e organizzatrice di mostre ed eventi culturali in Italia e all’estero. Collabora con Tafter (Economia della cultura). Oltre che all’arte contemporanea, si dedica anche alla moda, CSR, e viaggi. Il Museo è il suo habitat naturale.