Un concerto a quattro mani, durante l’esibizione di un coro multietnico, è la sorpresa fotografica che mi aspetta alla Basilica di San Giovanni Pignatelli Maggiore.
Le quattro mani sono quelle di Sonia Ritondale e Alessandro Catocci che fanno suonare il proprio strumento, la macchina fotografica appunto, alla ricerca dei misteri e della bellezza di altri strumenti musicali, di altre mani.


Il concerto è quello di OMM (che nome…) ovvero Orchestra Multietnica Mediterranea, con voce prevalentemente femminile, associata per l’occasione al Coro Vocalia di Luigi Grima ed è solo uno dei numerosi concerti che ogni venerdi, in genere gratuitamente, sono offerti dall’Associazione Disincantus e dalla Fondazione Ordine Ingegneri di Napoli che cura questa meravigliosa struttura.
Le opere della Ritondale e di Catocci erano date per disperse, dopo un’apparizione al Gambrinus e poi a Santa Maria la Nova, sempre per raccogliere fondi a nome di “SOS Sostenitori Ospedale Santobono Onlus”. Le ho ritrovate qua maltrattate e disperse nella navata di sinistra, tra le cappelle barocche e gli attrezzi, ancora una volta profondamente umani, dei manovali che stanno operando alcuni restauri e manutenzioni.
Un concerto magnifico, un coro o degli strumenti a fiato di solito fanno concentrare lo spirito sull’aria che ci circonda, i volti dei solisti, il nostro spazio interiore. Quando a suonare sono invece dei solisti, soprattutto archi e pianoforte, la nostra mente e il nostro sguardo finisce per correre insieme alle loro velocissime dita sulle corde e sui tasti dei loro strumenti, anche grazie ad un miracolo delle neuroscienze, noto come neuroni a specchio, dandoci la sensazione di poter controllare e forse imitare, quanto meno nella fantasia, la loro energia cinetica che diventa energia sonora ineguagliabile.
Ritondale e Catocci ci offrono la medesima impronta, allargando lo sguardo anche alle percussioni e agli strumenti etnici, come la tammorra o la fisarmonica, regalandoci l’energia attraverso le immagini e quindi la luce, che traspare anche nella semioscurità di questa navata che alberga impropriamente i loro lavori.

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Foto Sonia Ritondale e Alessandro Catocci

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