30 studenti, 100 km di vicoli percorsi entro un’area di 4 kmq, 20.000 immagini scattate per 5 grandi opere: questi i numeri di Questione d’appartenenza, il progetto realizzato da Eugenio Tibaldi in collaborazione con il Liceo-Ginnasio Giambattista Vico di Napoli, a cura di Fabrizio Tramontano. Un’occasione per riflettere su nuove forme di cultura e condivisione a Napoli.

Tubi di diverso formato e misura, di plastica o metallo, bianchi o arancioni, attraversano in lungo e in largo le facciate dei palazzi e dei condomini della città, intrecciandosi al groviglio di ‘liane’ elettriche su cui, dalla giungla di antenne e parabole che prospera lussureggiante sulle soffitte, scorre il segnale della tv. A guardarli bene, viene fuori una sorta di mappa, simile a quelle realizzate per la metropolitana, che si muove tra finestre in alluminio anodizzato e porte blindate; vasi che custodiscono aliene presenze vegetali più o meno curate; stendibiancheria; piccoli ripostigli ricavati sui balconi; edicole votive che custodiscono Madonne kitsch illuminate da neon rosa o azzurri e improvvisati ‘garage’ in lamiera di fiberglass; caldaie, condizionatori e cappe di ristoranti che mescolano all’aria il profumo della pizza e l’olezzo ambiguo, nauseante e invitante al contempo, del fritto; ancora cassette delle posta, necrologi e graffiti.
Sono questi gli elementi, soluzioni architettonico-decorative-comunicative, tipiche di un abitare informale/infernale, come lo definisce Fabrizio Tramontano, che contraddistinguono i quartieri popolari di Napoli, il Centro Storico, i Quartieri Spagnoli con i suoi ‘bassi’, di cui si compongono i cinque ‘arazzi’ realizzati da Eugenio Tibaldi, in collaborazione con il gruppo di studenti del Liceo Gianbattista Vico di Napoli, che tra il 26 febbraio e il 30 aprile del 2015 partecipò al workshop diretto dall’artista.

tibaldi4
Gli studenti sono stati invitati a osservare e riprodurre fotograficamente, ricorrendo allo smartphone, gli elementi che compongono i fronti stradali, gli spazi ad essi pertinenti, gli avvenimenti e le relazioni che li animano, diretti a osservare come abitare– parafrasando Heidegger – sia principalmente un problema di identità, una questione di appartenenza appunto.
Una linea di ricerca – spiegano l’artista e il curatore in occasione della recente presentazione al Museo Madre – che ha coinvolto anche i docenti in una deriva situazionista nel Centro Storico della città, volta alla costruzione di una sorta di atlante, di una psicogeografia dei luoghi della città, che Eugenio Tibaldi non indugia a definire “futura, informale e ingeografica […] sempre infedele a se stessa, irrispettosa e geniale, affamata, presuntuosa […] inafferabile”.
Prospettiva questa lungo la quale tra gli anni Sessanta e Settanta si muovevano, anche se con presupposti e modalità diverse, alcune delle più significative esperienze partenopee – per fare qualche esempio, dall’Università di strada di Riccardo Dalisi all’Humor Power Ambulante, dal Gruppo P.66 al gruppo Salerno ’75 – e verso la quale oggi si dirigono diverse e giovani realtà attive sul territorio partenopeo e campano.
Al di là, infatti, delle implicazioni concettuali che sottendono il lavoro di Eugenio Tibaldi e delle possibili e auspicabili riflessioni riguardo le politiche sulla casa e sullo sviluppo urbanistico della città, l’esperienza dell’artista piemontese, da anni ormai attivo a Napoli, porta a guardare con ottimismo al lavoro di artisti, architetti, urbanisti associazioni, individui o gruppi capaci di muoversi tra scuola, museo, università, amministrazioni locali, con l’intento di metter in atto nuove modalità di relazione, nuove forme di conoscenza e fruizione dei processi culturali.

Eugenio Tibaldi
Oltre al lavoro di artisti come Bianco -Valente, Gian Maria Tosatti, Kaf&Cyop, si muove infatti una costellazione di forze che, privilegiando processi derivanti dal basso, aprono alla necessità di immaginare processi artistici e culturali orizzontali, capaci cioè di stimolare un ampliamento della platea, riconoscendo nella relazione lo strumento principale di sensibilizzazione e attivazione di connessioni.

A processi di progettazione partecipata e rigenerazione urbana si rifanno il Laboratorio IAMM, gruppo di giovanissimi architetti attivi nella provincia salernitana, responsabili del progetto Endogenesi, e all’agenzia informale di sviluppo locale Aste&Nodi, di cui si ricordano il progetto Nomicosecittà in collaborazione con l’artista Mary Cinque, I Love Porta Capuana ed e/co Cilento. L’esperienza del collettivo di lavoratrici e lavoratori dell’arte, della cultura e dello spettacolo la Balena, invece, conduce alla rivitalizzazione di uno spazio pubblico come l’ex-asilo Filangeri, occupato, visto l’evidente fallimento del Forum delle culture del 2012, e aperto a una pratica di gestione condivisa e partecipata della produzione culturale, in particolare, organizzando assemblee, residenze artistiche, laboratori di teatro, musica, danza, proiezioni, concerti e mostre. Penso, ancora, al Festival del Bacio concepito nel 2012, nell’ambito del corso Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti, come opera d’arte diffusa, che vive e si compone delle relazioni che contraddistinguono l’intricato tessuto storico-culturale di Napoli; nonché e Cleanap, iniziativa nata nel 2011 come proposta di performance socialmente utile, basata su eventi di creatività urbana partecipativa e volontaria.

tibaldi
Si tratta, sinteticamente, del maturare di nuove e rigeneranti pratiche artistiche e culturali desiderose di una maggiore interazione con il pubblico e di un sostanziale coinvolgimento nei piani strategici della città (del resto, se l’Italia è pensata come un immenso museo all’aperto o come eccezionale giacimento culturale, lo si deve a secoli di interazione tra attori culturali e forze politiche e amministrative) vista, prima ancora che come insieme di infrastrutture materiali, come luogo dell’esistenza, stratificazione di storie, di memorie e di sentimenti, rete di relazioni e scenario di conflitti, mettendo in atto forme di responsabilità civile, basate su concetti, fondamentali per il nostro futuro, quali comunità e condivisione.

linkografia

http://eugeniotibaldi.wix.com/lo-sguardo-laterale#!chi-siamo2/c1swh

http://www.mediaintegrati.it/festivaldelbacio/

http://www.asteenodi.com

https://www.facebook.com/laboratorioiamm

http://www.cleanap.org

http://www.exasilofilangieri.it

https://www.racnamagazine.it/questione-di-appartenenza-eugenio-tibaldi-6191-2/

https://www.racnamagazine.it/raccontare-immaginare-reinventare-gli-spazi-urbani-la-citta-inaugura-artelinguaggi-geografie-della-creativita/

A proposito dell'autore

Collaboratore

Diplomato nel 2015 presso la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell'Università di Siena, ha allestito diverse mostre, dedicandole, in particolare agli artisti emergenti del territorio campano, tra queste : “La Défense. Priorità del tempo, necessità dello spazio” (2009); “ Sguardi irrequieti. Nuove tracce del contemporaneo” (2009); Mascherata. 6 Ceramisti emergenti” (2010), “InterRail – Un viaggio nell'immagine” (2012) “Green Dreams” (2012). Tra il 2010 e il 2011 ha curato la rassegna “Aperto” a Minori in Costiera Amalfitana; ha collaborato all’organizzazione di “Immaginare la città” (2012) e di “Videa. Rassegna di video arte al femminile (2008, 2009). Ha collaborato alla realizzazione della prima edizione di “Paleocontemporanea” (2014) e coordinato il primo ciclo di “Arte e Linguaggi”, patrocinato dal Premio Napoli (2015). Collabora con il Museo F.R.A.C. di Baronissi (Sa). Scrive per «geaArt. Periodico di cultura, arti visive, spettacolo e nuove tecnologie creative» e «Sofà. Quadrimestrale dei sensi nell’arte».