Francesca Woodman è stata una grande fotografa. Il fatto che poi abbia preso la decisione, più o meno discutibile, di fare un volo dal quarto piano di una palazzina New York ha fatto in modo che diventasse un’icona. Una sorta di Kurt Cobain della camera oscura. Chi muore giovane è caro agli dei.

Francesca Woodman, a torto o a ragione, e diventata presto un simbolo, una moda, una bandiera per le lotte di rivendicazione femministe. Iniziò a fotografare appena tredicenne e trascorse circa metà della propria vita cercando, quasi invano, di affermarsi come fotografa. Nessuno si è accorto di lei da viva ma è poi diventata LA Woodman da morta.

La Woodman è stata una giovane donna di straordinario talento, è chissà quanti ce ne sono di talenti poco considerati, che non sanno “vendersi”, instaurare un rapporto proficuo con il pubblico o entrare nei giri giusti. Ce ne sono sicuramente ancora oggi: universi artistici di inestimabile valore possono essere dietro l’angolo, aspettando che qualcuno svolti invece di tirare dritto. E se Francesca fosse invecchiata chissà se sarebbe quella che è oggi.

Non voglio parlare di ciò che Francesca ha potuto raccontare attraverso le sue fotografie alla moltitudine, diventando icona, simbolo, bandiera, diventando appunto LA Woodman. Non voglio discutere circa il “fenomeno sociale” ma voglio soffermarmi su quello che la Woodman può dire con le sue fotografie all’intimo di ogni donna

Attraverso gli scatti della Woodman vedo la mia inadeguatezza, le piccole morbosità nel rapporto che ho con il mio corpo, l’amarlo senza accettarlo, il desiderio di cambiarlo e contemporaneamente di mantenerlo intatto. La voglia di vederlo come lo vedono gli altri e di mostrarlo agli altri come lo vedo io. Il corpo, il mio come quello della Woodman, come tempio da dissacrare, un amico con cui si litiga e poi si fa pace.

Si parla frequentemente di “fantasmi” della Woodman ma credo che la sua vera forza stia nel fatto che, in realtà, i fantasmi che ci mostra sono i nostri: sono le nostre paure, contraddizioni, insicurezze.

Anche loro sono e resteranno lì, sotto le radici di un albero, sotto un enorme guscio d’uovo, sotto una porta scardinata.

A proposito dell'autore

Project Manager

Alla formazione scientifica (studi in Medicina Veterinaria, prima in Inghilterra e poi in Italia) unisce l'insana passione per l'arte e la letteratura. Dal 2012 collabora con la casa editrice Marchese editore, occupandosi di pubbliche relazioni, promozione e creazione di eventi culturali. Nel 2013 fonda con alcuni collaboratori il blog "About M.E.", legato all'attività della casa editrice ma fin dall'inizio aperto a tutto ciò che è cultura, con particolare attenzione a ciò che succede sul territorio campano. Ama i cappelli, Dostoevskij, e il té delle cinque.