Quanti volti nelle strade delle nostre città, e non sto parlando di quelli dei comuni cittadini. Ogni giorno ognuno di noi vede (e passivamente, dunque, subisce) una serie infinita di manifesti pubblicitari. La pubblicità è ovunque e la mia giornata (pure la vostra) inizia così, prima ancora che salga sul bus, con lo sguardo puntato sulla bella modella di una nota marca di intimo, oppure col calciatore del momento che urla come sentirsi più forti con una tuta da ginnastica, tanto da ricoprire l’intera facciata di un palazzo storico, sottoposto a lavori di restauro. La lista è lunghissima, neanche a ripeterla.

Icks

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È curioso non aver mai sentito lamentele da parte della gente. Siamo così assorbiti da tutto questo che generalmente le lamentele non sono per la pubblicità, ma per il graffito che ricopre il vagone e ne colora il vetro. Spesso mi chiedo cosa ci sia da vedere fuori il finestrino. Il più delle volte, solo una asettica e sterminata carrellata di manifesti pubblicitari che si innalzano, come torri medievali, sopra l’architettura di una intera città.

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Questa volta, comunque, non sono qui a parlarvi di graffiti ma di volti, e di certo non pubblicitari, quanto, piuttosto, di quelli che guarderei con molto più piacere se fossero in città.
Si tratta di ritratti strappati alla società contemporanea, di una realtà che può leggersi pian piano, fatta di volti familiari, vicini e lontani, ma anche di identità sarcastiche come quelle pop e trash.
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Sono i lavori di I Cut Kamasutra Stencil, o meglio, ICKS.

Come hai iniziato ad avvicinarti alla street art?

Ho sempre vissuto la strada e da sempre ho una maniacale e ossessiva attrazione verso qualsiasi scritta sui muri. Ho iniziato la mia carriera per necessità; ero, come si usa dire, in mezzo a una strada quando sono arrivato in Italia. Senza soldi, né lavoro, cominciai a scrivere frasi d’amore su commissione… mi pagavano piuttosto bene! È per velocizzare questo lavoro che ho iniziato a tagliare i primi stencil.

Icks al lavoro

Icks al lavoro

ICKS infatti è di origine slava ma è arrivato in Italia nel 2005, dove risiede a Termoli.

Le tue stencilgrafie hanno il pregio di lasciare qualche dubbio, di non far capire a primo acchito di cosa si tratti.

Quello che mi piace di questa tecnica e che trovo divertente e stimolante, è esattamente questo: riuscire a creare opere non immediatamente percepibili. Vi sono stencil che possono sembrare fotografie, perché riprendono i minimi dettagli (e ammetto che continuo a meravigliarmi e stupirmi di fronte ad alcuni miei lavori per come sembrino reali). Da altre opere che realizzo, però, bisogna tenersi a debita distanza: solo allontanandoci ne vedremo progressivamente l’essenza.

 

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Ci sono alcuni tuoi interventi in grado di comunicare agli altri lo stato della condizione umana, altri invece riconducono all’immaginario pop. Per questo, come scegli i tuoi soggetti? Da cosa ti senti particolarmente ispirato?

Le mie opere sono ispirate alle persone e ai personaggi che incontro e incrocio nelle mie strade, ma non tanto nei viali alberati; parlo di strade sterrate e fangose, dove mi trovo più a mio agio. Io e la mia compagna Irina lavoriamo in un night club: io mi occupo di sicurezza, lei lavora al bar. È qui che prendiamo spunto e ispirazione per i nostri lavori. La maggior parte delle opere ritrae clienti del locale che noi stessi, con una scusa, riusciamo a fotografare e riprodurre anche senza chiedere autorizzazione. Un paio di volte siamo stati denunciati per questo.

Visti alla giusta distanza gli "stencil" di icks sembrano fotografie

Visti alla giusta distanza gli “stencil” di Icks sembrano fotografie

ICKS si nutre dunque di persone e di luoghi.

Certi luoghi ti portano a vivere strane situazioni, ma così si possono imparare molte cose sull’essere umano.

I volti di ICKS sono i volti di tutti, di gente di ogni tipo, di ogni estrazione sociale. Eppure, come mi ha raccontato, ICKS preferisce concentrarsi sul lato più umano e perverso, e in questo arduo compito l’immagine non è la sola protagonista.
Ho paragonato la crudezza di alcuni lavori di ICKS all’immediatezza della poesia visiva, e di certo non è un caso. L’uso della parola diventa un’ancora importante, la posata traduzione degli sguardi intensi o persi nel vuoto.

Le parole esaltano l’opera, la completano, la generano.
Il gioco tra soggetti e parola è il cuore dell’opera e bisogna saper ”leggere tra le righe”.

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Un lavoro al quale sei particolarmente legato?

Sono legato ad ogni mio lavoro perché ogni cosa che realizzo porta con sé ricordi ed esperienze, ma nello scegliere non ho dubbi: Bad Apples. È un lavoro eseguito qualche mese fa a Big Portic in Nuova Caledonia; credo raccolga l’essenza di tutta l’arte che voglio esprimere.

 

 

Per approfondire visita la pagina facebook di ICKS

facebook.com/icks.fingercutstencil

A proposito dell'autore

Specializzanda in storia dell'arte presso la Federico II di Napoli, lavora con INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana. Amante dell'arte contemporanea e delle molteplici espressioni dell'urban art