Avete mai sognato o creduto di cadere in un fossato o di avere la testa tra le nuvole, mentre i due emisferi cerebrali sono sostituiti da due grattacieli che sfiorano nella loro verticalità l’infinito?

Right Brained

Right Brained

In che realtà ci troviamo? Sembra una sfera emotiva che definiremmo “surreale”; una dimensione onirica , lontana dai nostri canoni quotidiani dove tutto perde di logicità. Eppure in questo universo, siamo ancora capaci di vivere sensazioni umane, emozioni forti e vere così come è vera l’esistenza del nostro corpo, che nel sonno continua a palpitare, a percepire il tatto, a sentire le musiche e le voci, a gustare i sapori amari e quegli dolci, a vedere gli spazi e i colori.
Non si tratta di un sogno, ma di un’esperienza in parte conscia, in parte nascosta alla nostra razionalità che è possibile tramutare in immagini visive.
Sono queste le riflessioni su cui mi adagio nell’avvicinarmi all’opera del fotografo iraniano di impronta surrealista, Erfan Eskamaei, e mentre sfoglio le sue immagini mi accorgo che è riuscito a concretizzare magistralmente in forma visiva, degli accostamenti semantici apparentemente estranei, per ricavarne sensazioni inedite di forte valenza estetica.
Ciò che mi colpisce dell’intera produzione è la totale assenza delle teste nei soggetti rappresentati. È un modo di enfatizzare in absentia, l’elemento da cui ha origine il concetto del surrealismo. È, infatti, nella mente, localizzata al centro della testa, che si generano le immagini che in quest’arte seguono un complesso gioco di associazioni, dai percorsi a volte oscuri. È nella mente che si creano dei concetti che una volta generati fuoriescono dalla testa che ormai, sembrano suggerirci questi lavori di Erfan Eskamaei, svuotata dai suoi contenuti, non ha più ragione di esistere. È in quest’arte che si creano imprevedibili equilibri; le immagini sfuggono a ogni processo logico e l’elemento conscio cerca di raggiungere, fino a confondersi con esso, quello inconscio: è come assistere alla corsa di due rette parallele, che ormai stanche di inseguirsi all’infinito, trovano la propria tregua in un punto comune di contatto.

Peace Lost 01

Peace Lost 01

I lavori fotografici di Erfan, ispirati dalla grande tradizione surrealista da Man Ray a Philippe Halsman, hanno una forte valenza poetica; reinventano la realtà attraverso un abile utilizzo di tecniche di montaggio fotografico che come il collage, permettono di seguire e di esprimere senza limiti, le mutazioni e il flusso del suo pensiero immaginativo. L’automatismo di cui parla Andrè Breton, pionere del surrealismo, trova in queste immagini il suo corrispondente contemporaneo. È qui che l’inattesa visione ci sorprende per la sua assurdità e contraddice le nostre certezze.

Peace Lost 02

Peace Lost 02

Ciò che definisce il valore estetico in quest’arte non è più dunque un mero procedimento tecnico, ma un puro atto mentale, un concetto esplorato attraverso una lettura attenta dei simboli utilizzati, a volte evidenti, a volte, disseminati e nascosti nell’intera composizione. Spetterà all’osservatore indagarli e cercare di ricostruire il percorso tracciato dall’artista fino a “connettersi” con le sue stesse lunghezze d’onda. A volte ciò significa penetrare nei meandri del suo inconscio, mettersi a confronto con le proprie capacità di giudizio ed essere consapevole di intraprendere un cammino dalle infinite vie d’uscita. Mille potrebbero essere le interpretazioni di questi lavori e tutte avrebbero la stessa validità.
Nelle foto di Erfan c’è un forte simbolismo che mi rimanda ai concetti di libertà e di pace e non posso fare a meno di notare l’impronta dell’iconografia cristiana: la colomba dallo sguardo e dalla direzione smarrita con le sue piume vaganti nell’aria, compare in gran parte delle serie Peace Lost.

Peace Lost 03

Peace Lost 03

Peace Lost 04

Peace Lost 04

Qui, la guerra o l’assenza di pace sono definite in tutte le loro manifestazioni: dal caos uditivo creato dalle macchine belliche che l’uomo cerca a ogni costo di evitare come un pericolo, alla più tetra desolazione che si prova di fronte a un edificio dimenticato e ormai derelitto. Una prigione, forse, che non ha più ragione di esistere. Il tutto presentato attraverso delle immagini neutre, quasi come se la realtà avesse perso i colori e i sapori della vita.

Fall

Fall

Cosa fare allora quando si raggiunte  il fondo e si insabbia la “testa” nell’aridità di un razionalismo totalizzante? Il messaggio di Erfan ci giunge d’aiuto. Rigeneriamo i nostri corpi nudi, la nostra anima, ma soprattutto la nostra creatività, immergendoci in metaforiche centrifughe e lasciando intatti i residui dei nostri abiti formali, i nostri pregiudizi.

Body Wash

Body Wash

E dal caos di parole e di suoni si giunge pacificamente alla pace dei sensi, in cui l’uomo entra in diretto contatto con la natura, si identifica con essa al punto da subire una vistosa metamorfosi, in cui la sua testa si trasforma in pianta. L’aridità del suolo lascia gradualmente spazio alla vivacità del verde.

The Green Mind

The Green Mind

Ed è proprio grazie alla capacità di immaginare e di pensare autonomamente che l’uomo riacquista la propria libertà in un universo fisico e metaforico che lo ha deprivato di questo privilegio.
L’arte, così, giunge a questo duplice miracolo: restituisce una valenza estetica, permettendoci di attingere a delle forme più lontane di contemplazione, fonti di evasione dal quotidiano, e aiuta a liberarci dall’aridità sistematica della nostre azioni, dando voce al nostro “io” spesso sepolto da dinamiche di repressione .

 

bio artista

Fotografo freelance e artista di impronta surrealista Erfan nasce a Tehran nel 1985.
Fin dalla più tenera età ha frequentato corsi di disegno e pittura e si è avvicinato all’arte della fotografia. Grazie ai suoi interessi per cause umanitarie ha lavorato come fotografo e direttore artistico al Museo della Pace di Tehran, sempre in prima linea in attività pacifiste dal 2008 al 2013.

Negli ultimi anni ha focalizzato la sua attenzione sugli aspetti dell’arte surrealista, inseguendo il sogno della pace in tutti i suoi aspetti da quello umanitario a quello visivo e ha esplorato questo tema attraverso la fotografia, la pittura e le tecniche di illustrazione.

Segui i lavori di Erfan sulla sua pagina facebook:

facebook.com/ErfanSurrealArt

A proposito dell'autore

Giancarlo Napolitano si è laureato in lingue e letterature straniere presso la facoltà di lingue dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, discutendo una tesi letteraria di natura sperimentale sugli spazi e i tempi nell'Assommoir di Emile Zola, rivisitando il romanzo in chiave psicanalitica. Ha sempre nutrito un vivo interesse per l'arte, in particolare per quella rinascimentale. Vive da anni a Londra e ha potuto coltivare questa passione con continue visite alla National gallery che ha sempre considerato come una sua seconda dimora. Di carettere inquisitivo si interroga sulle opere degli artisti, continuo assertore del progresso, vede in ogni opera contemporanea un ponte con il passato con il quale rapportare ogni sua esperienza quotidiana.