La settimana del poliedrico Jan Fabre a Napoli si è consumata dal 26 giugno al 2 luglio con quattro eventi artistici che hanno scritto una singolare pagina per la città partenopea, grazie alla varietà dei linguaggi espressi, ma grazie anche alla trasversalità e alla complessità della filosofia e della poetica del genio di Anversa.

Articolo di Angela Mallardo


L’artista, noto per i suoi eccessi e per la propensione allo scandalo, ha esordito con grande successo il 26 giugno allo Studio Trisorio con My Only Nation is Imagination a cura di Melania Rossi con sculture, disegni e un video che testimoniano la sua ricerca sul rapporto tra arte e scienza. Ma l’opera che ha maggiormente colpito l’immaginazione dei fruitori è stata senza dubbio la scultura esposta sul terrazzo del museo Madre a partire dal 29 giugno, L’uomo che misura le nuvole (versione americana 18 anni dopo) a cura di Melania Rossi, Laura Trisorio e Andrea Viliani. Rappresenta la capacità di continuare a sognare ed è dedicata al fratello dell’artista scomparso prematuramente, ma è anche ispirata dalla celebre frase pronunciata dall’ornitologo Robert Stroud al momento della liberazione da Alcatraz. Installata sul tetto del museo, la scultura, attraente nella sua veste lucente, identifica l’infinita tensione verso il sapere che travalica i limiti e cerca di esprimere l’inesprimibile. Con Naturalia e Mirabilia, invece, dal 1° luglio al Museo e Real Bosco di Capodimonte, due straordinarie opere di Jan Fabre interamente realizzate con gusci di scarabei, dialogheranno con le rarità della Wunderkammer collezionate dai Farnese tra il Cinquecento e il Seicento e accomunate dalla capacità di destare stupore e meraviglia per le varie forme di mistero che le avvolge dettate dall’origine o dalla tecnica di realizzazione.

Fotogallery a cura di Angelo Marra

La sinergia istituzionale regionale e nazionale, come pure la relazione tra la sfera pubblica e l’iniziativa privata hanno permesso un ulteriore primato per la città di Napoli, la presentazione al Teatro Politeama, in anteprima dello spettacolo Belgian Rules/Belgium Rules nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2017, gli scorsi 1 e 2 luglio. Lo spettacolo, che incarna la peculiare volontà di incrociare e contaminare le arti, rende un omaggio alla terra madre per celebrare il volto complesso del suo “pazzo paese” una dichiarazione d’amore alquanto critica per il suo Belgio, tra birra, poesia e scheletri. La messa in scena, che ha debuttato in tour mondiale il 18 luglio all’ImPulsTanz Festival di Vienna, il 30 settembre sarà nuovamente in Italia, al Teatro Argentina per il Roma Europa Festival, e poi affronterà una lunga tournèe internazionale che interesserà tra l’altro Siviglia, Amsterdam, Anversa.

Le mostre proseguiranno fino al 19 dicembre.

 

 

A proposito dell'autore

Fotoreporter

Una vita dedicata alla fotografia, alla pittura e all'architettura, segnata da esperienze e incontri irripetibili. Julian Beck, Quintino Scolavino, Gianni Pisani, Lucio Amelio, Joseph Beuys, Keith Haring, Arnaldo Pomodoro, Gillo Dorfles, Enrico Bay, Nicola Pagliara, Mimmo Jodice, questa la lunga galleria di personaggi che arricchiscono la sua biografia. Studi in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli, numerose esposizioni e lavori in giro per l'Italia. Nell'ultimo decennio insieme alla pittura e alle installazioni, Marra esprime il suo talento creativo attraverso la fotografia, innescando un percorso professionale che abbraccia performance artistiche ad esperienze editoriali, collaborazioni con Istituzioni ed Enti pubblici e privati, associazioni culturali e mondo dell'imprenditoria.