È la storia di un’amicizia e di un vincolo artistico che si sono solidificati in un luogo altro rispetto alla propria città. Nell’intervista a Marco Abbamondi e Stefano Ciannella, ripercorriamo con le loro parole l’incontro e gli sviluppi che questo sodalizio artistico ha prodotto nel tempo, gli gli scenari che si aprono sulla loro opera che, seppure insiste su prospettive diverse, tende a impostare la combinazione e la manipolazione della materia, per creare e dare forma ad un’ossessione di perfezione nella fusione di forma e concetto.

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Come nasce il vostro incontro?

Anche se proveniamo da percorsi artistici diversi, abbiamo una visione univoca nel modo di concepire arte. Per noi è centrale l’idea, perché è sulla base di un’idea che costruiamo il progetto e gli artefaatti che proponiamo al mercato, soprattutto internazionale. Si sottovaluta spesso l’importanza della progettazione, perché a volte vi è troppa distanza tra il momento dello studio e la fase creativa. Noi invece cerchiamo di controllare attentamente questi processi e di realizzare l’opera attraverso una procedura ben definita, che sotto alcuni aspetti potrebbe ispirarsi alle fasi di produzione di un’azienda.

In quale occasione è nato il vostro sodalizio artistico?

In seguito a una mostra presentata insieme a Los Angeles abbiamo cominciato a pensare progetti e creare opere a quattro mani, con le quali opere abbiamo avuto la possibilità di essere coinvolti in diversi eventi. A Milano nel 2013, al “The Format, Contemporary Culture Gallery”, con la mostra “Reinforced Concrete”, curata da Guido Cabib, abbiamo lanciato una serie di opere, dalla fotografia, al neon, alla scultura, in cui è la concretezza a essere il valore dominante. Paste cementizie e lavori in ferro servivano a sostenere l’idea dell’architettura come metafora e rappresentazione della condizione umana e della complessità degli aspetti che la caratterizzano. Inoltre studiavamo la possibilità offerta dai materiali, nel contesto di un’analisi più ampia, sullo spazio dei luoghi, attraverso un teorema che sfida le declinazioni possibili del classico uso del cemento armato. Nel 2014 abbiamo attivato una collaborazione molto preziosa con il Museo Archeologico di Napoli, con il quale abbiamo dato vita a “Last Finds”, un progetto site specific che insiste su due concetti a noi molto cari, ovvero lo spazio e il tempo filtrati attraverso la traccia della memoria. Con il concetto di conservazione abbiamo voluto ridurre le distanze tra passato e futuro, attraverso un presente dinamico abbiamo creato falsi del contemporaneo, che stuzzicano e sconcertano lo spettatore; nel contempo, abbiamo voluto alimentare un dibattito sulla conservazione e sull’idea di reperto.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Avvieremo una collaborazione con Swisstable Contemporary, una realtà emergente con sede a Lugano che promuove artisti internazionali attraverso la produzione di progetti inediti e innovativi, perché vogliamo impegnare le nostre attività verso l’Europa e il nord Europa. Prossimamente presenteremo il catalogo About Life che racchiude cinque nostri progetti e nel contempo cinque storie di Arte Contemporanea che parlano di vita. Questo volume diventa una sorta di archivio della memoria e dei gesti, in cui è dominante l’idea che sia impossibile recidere il filo della realtà dalla rappresentazione. Il nucleo centrale di questo percorso ideato è la convinzione che sia sempre l’artista-uomo, con la sua esistenza unica e speciale, a essere al centro, o meglio il perno dell’arte sistema-mercato, e della mutazione delle idee in progetti, e delle azioni in fenomeni.
L’anno prossimo siamo stati invitati ad esporre al Metropolitan Museum di Tokyo: e sarà la metropoli nipponica a fare da sfondo all’opera che presenteremo, City Limits, che sarà una declinazione del progetto Eden. Abbiamo lavorato sull’uso della fotografia e della messa in scena e nel contempo abbiamo affrontato i grandi temi dell’uomo attraverso la rappresentazione dei luoghi e in particolare dello spazio urbano, riflettendo sui complicati e delicati rapporti tra l’uomo e la città.

bio di Marco Abbamondi e Stefano Ciannella
Marco Abbamondi e Stefano Ciannella

Marco Abbamondi e Stefano Ciannella – foto di Angelo Marra

 

Marco Abbamondi e Stefano Ciannella (1974 e, 1971), sono in mostra a Los Angeles, per la prima volta insieme nel 2010; da quell’esperienza nasce il Progetto Reinforced Concrete esposto a Milano nel 2013, che indaga le possibilità dei materiali, nel contesto di un’analisi più ampia, sullo spazio dei luoghi, attraverso un teorema che sfida le declinazioni possibili del cemento armato. Nel 2014 in collaborazione con il Museo Archeologico di Napoli, Servizio Educativo, lanciano Last Finds, progetto site specific che insiste sui concetti di spazio e tempo, attraverso la memoria. Scardinano le consuete logiche e i meccanismi della conservazione; cercano di ridurre le distanze tra passato e futuro, attraverso un presente dinamico: creano falsi del contemporaneo; alimentano un dibattito sulla conservazione e sull’idea di reperto. Nel 2016 sono invitati a esporre al Metropolitan Museum di Tokyo presentati dall’istituzione internazionale Art1307. La metropoli sarà lo sfondo di un’altra azione congiunta: nasce City Limits che, insieme al progetto Eden, insiste sui grandi temi del contemporaneo attraverso l’uso della Fotografia e della messa in scena. La rappresentazione dei luoghi e dello spazio metropolitano danno forma ad una riflessione sui rapporti tra l’uomo e la città.

Per approfondimenti visita i siti web degli artisti:

www.marcoabbamondi.it

www.stefanociannella.it

A proposito dell'autore

Una vita dedicata alla scrittura, alla filosofia, alla saggistica e alla critica d’arte, segnata da esperienze e incontri irripetibili Aldo Masullo, Ugo Piscopo, Maria Antonietta Picone, Raffaele Causa, Aurora Spinosa , Nicola Spinosa, Roberto Murolo, Flavio Caroli, Antonio Caprarica, Mimmo Liguoro, Ermanno Corsi, Mario Franco, Augusto Minzolini,Walter Ferrara, Mimmo Jodice, Gerardo Marotta. Ha curato numerose mostre in Italia e intervistato personaggi noti del mondo dell'arte. Ha pubblicato il libro “Il Sangue dei Martiri “ La Vera Storia della Rivoluzione Napoletana del 1799 Edito da Editoriale Programma vincitore del Premio Speciale per la Critica – XV Edizione e del Premio Letterario Internazionale Europa promosso dalla Universum Academy Switzerland – Lugano Sezione Narrativa Edita. E' primo classificato alla XI Edizione del Premio Letterario Internazionale Surrentum per la Sezione Narrativa Edita. Collabora con Istituzioni ed Enti pubblici e privati, associazioni culturali e mondo dell'imprenditoria.