Viridità, ovvero la forza della natura; quel brivido vitale presente in tutte le creature, che rende sottili le differenze tra animale e vegetale, perfino tra animato e inanimato. È questo il titolo della mostra di Olimpia Biasi, che trova spazio, coerentemente, all’Orto Botanico di Padova. In corso fino al 1 maggio, Viriditas segna l’ultima fase creativa dell’artista trevigiana che ha studiato con i maestri dello Spazialismo Bacci e Gaspari e con Barbisan e Pizzinato. Ed è segno di quell’universo in cui oggi confluiscono visioni cosmiche, linfa e umori di sapore medievale e le nuove frontiere del sapere naturalistico: una natura magmatica e pulsante, arti femminili e poteri ancestrali e un mondo animale di antica potenza. Dal visionario universo di Ildegarda di Bingen alla rappresentazione vitale del sapere naturalistico; dall’espressività informale alle opere che, recuperando il valore del fare femminile, manifestano il mistero della natura e dell’infinito.

VIRIDITAS Papaveri di Olimpia Biasi

VIRIDITAS Papaveri di Olimpia Biasi / Foto Claudio Mainardi

Curata da Virginia Baradel e promossa dall’Università degli studi di Padova, la mostra, dialoga con il luogo sia attraverso le opere collocate negli spazi espositivi interni – le garze, gli erbari, i disegni, i teleri – sia con tre mirabili installazioni all’aperto, tra gli alberi, le piante e l’acqua. L’idea di una natura, che richiede contemplazione e cura, evoca il lavoro femminile, primordiale: dalla tessitura e dall’uso del filo alla coltivazione, dalla raccolta di semi agli intrecci di erbe. Ecco il senso e la ragione dei Taccuini e degli Erbari, ecco il rituale della pratica, dell’operosità nell’hortus, come punto di partenza dell’iter creativo che sfocia appunto nella manualità delle Garze o si traduce nel “pathos cromatico” dei grandi Teleri in cui la resa della natura è affidata al potere espressivo dei colori e delle colate di pittura. È così nell’esplosione di colore che travolge, emoziona, emana vitalità – per esempio nelle installazioni che saranno collocate all’esterno dell’Orto botanico – ma anche nelle vele leggere “abitate da motivi cromatici, da ritagli con lacerti di forme grafiche e da famiglie erranti di piccole creature”. Qui la prospettiva s’inverte, si guarda al piccolo, si ritorna in qualche modo al figurativo, ma la tensione, la ricerca punta sempre al mistero della natura, all’infinto, all’origine della viridità.

Nelle Garze, come nei disegni a grafite, Olimpia Biasi inserisce il visibile, “ma nella segreta moltitudine di vita che abita il grembo della terra, che si agita nelle viscere della natura”. L’opera figurativa dell’artista rimanda ai suoi Diari o a quella stessa grafite che imprime Frida Kahlo, o i freak di Diane Arbus o quelli che rimandano alla stessa Ildegarda. Ma l’opera di Olimpia Biasi non si esaurisce all’Orto botanico, perché sconfina in un altro giardino, quello dell’artista stessa, stagliato nella periferia trevigiana. Sembra che prima venga il giardino e poi la casa, nonostante le dimensioni siano, di entrambi, notevoli. Ed è proprio qui che si consuma l’ispirazione, tra i fiori e le piante, ma anche tra i piani della casa-atelier dell’artista, che si fa essa stessa museo. Qui, non solo il microcosmo degli insetti e degli erbari, alle pareti si trovano i grandi paesaggi e le tele monocrome, il mare, la neve e il famoso Cielo calpestabile, si ritorna al macrocosmo e all’infinito. Ed è l’opera totale della Biasi ad essere visionaria, nella sua astrazione e allo stesso modo nella figura, che rimanda sempre a un mondo immaginato, spesso anche peggiore di quello reale.

Ed è proprio “In quel luogo – scrive la curatrice – oltre il pensiero, oltre la vista, -che- gli animali possiedono l’innocenza archetipa, priva di astuzia così come di morale: il lupo sa dell’agnello, il drago della libellula, il verme contempla la siderale maestà dei cieli. Biasi ha cercato un modo per riversare in opera la mistica di questo sentimento, che ha trovato giustificazione e scrittura negli scritti di Ildegarda. Nel suo lavoro ha cercato il filo affinché gli animali e le piante trovassero la strada per arrivare al presente, una strada lastricata di favole e di incubi, di racconti e di simboli”.

info mostra

Olimpia Biasi- Viriditas
a cura di Virginia Baradel

20 gennaio – 1° maggio 2018
Orto Botanico di Padova

La mostra è visitabile nei giorni e negli orari d’apertura dell’Orto, come attività compresa nel biglietto di ingresso.

Contatti:
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Antonella Lacchin
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