L’arte moderna non è contemporanea e il post-moderno inizia col ventennio. Questo problema ibrido di parole e suoni per descrivere l’arte, quella fatta di grafi, segni e scalpelli, stampe, pitture ad olio, vetri, tempere e tele, metalli, legni e matite, non ha una vera soluzione, se non nel possibile viaggio attraverso i musei d’arte moderna e contemporanea in Italia.

Villa Cattolica - Museo Renato Guttuso

Museo Guttuso a Villa Cattolica

Non ne ho cercati a Palermo, dove una pioggia inventa una fontana da un tombino ed ogni via è al colmo della rabbia, tra le auto invadenti e il popolo assolato. Eppure a Bagheria ogni artista o scultore è perso nel barocco di Palagonia, una delle ville più celebri, costretto ad affrontare le divinità del passato, mentre in quella rimessa a nuovo, dimessi, trovavo i capolavori di Guttuso.

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Ne conosco ben due a Napoli. La Madre e il Pan, Il madre e un pan, che ospitano collezioni temporanee, talvolta di elevatissima qualità, senza memoria alcuna dei legami con il passato, senza memoria alcuna del proprio passato, nel caso del Pan, con scarsi archivi anche il Madre, nonostante le sale che continuano l’opera ideata per “Terrae Motus” da Lucio Amelio. Queste fratture con il presente nel meridione sono violente, perché il passato è mero folklore, cemento, barocco o povertà rozza da ignorare.
Arrivare a Roma, città eterna, non aiuta. Un museo d’arte contemporanea, aperto e gratuito in centro esiste, – il MACRO per l’appunto – ma l’ho trovato in ristrutturazione, ignorato dai pellegrini, dagli urbanisti e dai migranti. Troppo lontano il Maxxi, per cui mi sono perso nelle vie del centro in cerca di avventure e carciofi alla giudia.
Palazzo Strozzi elegantemente ospita nella magnificenza delle proprie sale, circondato dal lusso delle vetrine del centro nobile di Firenze, alcuni autori dediti alle religioni. I vani tentativi di riprodurre la spiritualità nelle opere contemporanee cozza con l’evidenza che le chiese di Le Corbusier sono delle stazioni di metropolitana, che le madonne sono fanciulle liberty e libertine, che gli angeli sono atleti e sodomiti, ma soprattutto che l’ironia o il disincanto impedirà per sempre il miracolo del gotico, del rinascimento o del seicento.
Giunti a Venezia, vi prego di perdervi nella collezione Guggenheim, capace di trovare un senso sui bordi della storia in quel fluire mistico della laguna, tra gli autori più eclettici e sfrontati, per l’Italia bigotta e fascista.

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Sala del Peggy Guggenheim Museum di Venezia

Sono stato finalmente a Milano dopo la pinacoteca di Brera nelle divertenti architetture del Museo del Novecento, dove ascensori e scale mobili a ogni angolo delle lunghe sale permettevano di fluire dalla luce dell’arte al buio dei percorsi ad U, mitigando l’originale fascismo con la spirale, il vetro, le vetrate e gli ascensori sempre in vetro. Laddove vi capitasse di non essere annoiati dalle bottiglie e dai paesaggi beige di Morandi, troverete lussuosa la collezione futurista e molto ben impostato il percorso in senso temporale, rispettoso del gusto dei milanesi nel tempo, fino all’ultimo piano dedicato all’arredamento, che completa in qualche modo la vera finalità dell’arte pragmatica.

Una Sala del Museo del Novecento - Milano

Una Sala del Museo del Novecento – Milano

A Torino mi sono perso finalmente nel Mao e nel Gam. Il primo oggettivamente illustra l’Oriente meglio di Marco Polo ad un italiano medio che non volesse arrivar tanto lontano, mettendo in luce gli aspetti contemporanei delle filosofie, che ispirarono anche i reperti più antichi. Il secondo, che si appella sul frontale alla necessità di ogni artista in ogni epoca di essere moderno e quindi estraneo ai propri contemporanei, usa un metodo decisamente didattico, scientifico, nel suddividere le sale per temi, in una congiunzione riscontrabile in tutti i musei settentrionali, che collega la fine dell’Ottocento con la metà del Novecento e, diciamo così, l’inizio del nostro millennio o la fine del precedente. La mistica, l’ironia, il colore, la metafisica, la donna, il sesso, l’ambiente, l’astrattismo, il materialismo, sono solo alcune delle possibili declinazioni delle sale incantevoli dove studenti di ogni età, guidati da docenti oggettivamente meno preparati del dovuto, intuiscono il senso e i bisogni dell’arte meglio di loro.
Fate suonare le molle d’acciaio e osate battere la batteria e vivrete nel Jazz e nell’armonia, come desiderato dagli autori esposti alle pareti!

A proposito dell'autore

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Manlio Converti, psichiatra, blogger, magato dalla cultura e dall'arte come continua innovazione e sperimentazione, come è la vita, nato nel 69, completa i suoi studi professionali col massimo dei voti nel minimo tempo necessario, laureandosi a 23 anni in medicina. Lavora stabilmente presso la Asl Napoli 2 nord, ma soprattutto perora cause civili e sociali, ancorchè in Italia siano finora perse, come i diritti gay, per egoismo, quelli delle donne e dei migranti, per altruismo, quelli dei sofferenti psichici, per dovere professionale, quelli dell'ambiente, per dovere naturale, quelli degli artisti napoletani e della relativa città conurbata, per patriottismo europeo.