Napoli ha un museo del giocattolo e sono in pochi, purtroppo, ad esserne a conoscenza.

Nella città in cui i termini pazzia’, pazziare, pariare, il gioco della tombola, del calcio e del lotto (con tutte le sue innumerevoli varianti) sono strumenti magici e rituali condivisi, le informazioni sull’esistenza di un museo dedicato al giocattolo scarseggiano.
Oggi giorno la cultura continua ad essere guardata con diffidenza, anche per il suo carattere elitario o per quello misterico, e quindi finisce, anche in una città come Napoli, per chiudersi a riccio, senza trovare la strada per mettersi in gioco davvero, neanche con se stessa e con il proprio passato millenario.

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Anche il Museo del giocattolo è effettivamente nascosto all’ultimo piano di un complicato dedalo nello sconfinato ventre di Napoli. Lo ospita l’Istituto universitario Suor Orsola Benincasa ed è curato dal professor Vincenzo Capuano, cui si deve l’organizzazione e il continuo ammodernamento delle sale, che vengono periodicamente arricchite.

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Stiamo parlando dei giocattoli, oggetti magici e religiosi, ludici o educativi, che inventano mondi paralleli e che modellano il mondo degli adulti, che rimodellano la realtà completamente, o che progettano nuovi percorsi per le società future.
I pezzi più antichi sono ovviamente nella piccola teca delle bambole. Capuzzelle di terracotta e divinità greco-romane, alle quali si sono aggiunte le vesti presepiali nel seicento, trasformando i Lari nella Sacra Famiglia. Ci sono giochi elettronici e scacchi cinesi, gli Xiang Shi, cui solo pochi aspirano a giocare, conoscendo le regole e la filosofia. Ci sono le automobiline e i trenini di ogni epoca, ma soprattutto una teca di automi e modelli di latta, che rimandano al protagonista cui sono dedicate le sale del Museo, Ernst Lossa.

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La latta è una lega metallica e le fabbriche di giocattoli che la usavano furono convertite durante la guerra nella produzione bellica. Con questo tipo di giocattolo avrebbe potuto giocare il piccolo Ernst, uno ragazzino di una famiglia rom o sinti della Baviera, classificato come zingaro e internato in uno ospedale psichiatrico dai nazisti, dove morì (di broncopolmonite, come è dichiarato nel falso referto medico e come ricorda la targa del museo a lui dedicata, ma, come appurato successivamente gli fu somministrata una dose di morfina e scopolamina da un’infermiera dell’ospedale, come prima era stato riservato ad altri bambini).
Sarebbe dovuto essere quello del medico e dell’infermiera l’ultimo gioco di Lossa, ma ha vinto la malattia sul male che si nasconde dentro ogni uomo che non abbia imparato a giocare.

info museo

APERTURA

Giorni di apertura: Lunedì,Mercoledì,Venerdì
Giorni di apertura (Altro): Lunedì (su prenotazione)
Mercoledì (su prenotazione)
Venerdì dalle 09.00 alle 14.00
Giorni di apertura (Altro – Inglese): Friday
Orario di apertura: dalle ore 9.00 alle 17.00
Orario di apertura (Inglese): 9.00 to 17.00
Ingresso:

Intero 5 euro
Ridotto e gruppi 3 euro
_ Ragazzi di età compresa tra i 6 e i 18 anni.
_ Studenti fino al compimento del ventiseiesimo anno di età (con documento attestante l’iscrizione all’università richiesta su carta intestata dell’istituzione universitaria con il timbro dell’istituto e firma del Preside della facoltà o del Rettore dell’Università.

Gruppi
_ Superiori o uguali a 10 persone

Gratis
_ Bambini fino ai 6 anni di età.
_ Adulti oltre i 65 anni
_ Visitatori disabili e rispettivo accompagnatore
_ Docenti accompagnatori di gruppi
_ Giornalisti mediante esibizione del tesserino d’iscrizione all’Ordine.
_ Docenti sia di istituti liceali che universitari delle cattedre di Archeologia, Storia dell’arte, Architettura ed Etnologia, mediante esibizione di idoneo documento.
Guide turistiche dell’Unione europea nell’esercizio della propria attività.
professionale, mediante esibizione di valida licenza rilasciata dalla competente autorità.
_ Studenti UNISOB e scuole Istituto Suor Orsola Benincasa, dipendenti e docenti UNISOB e Istituto Suor Orsola Benincasa.
_ Particolari avvenimenti, quali ad esempio, la “Settimana per la Cultura”, le “Giornate Europeee del Patrimonio” sia in ambito nazionale che locale, resi noti attraverso gli organi di stampa o i media.

sito web:

http://www.museincampania.it/spip.php?page=musei_dettaglio&id_museo=300

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info collezioni

Bambole
Descrizione: La collezione di bambole del Museo del Giocattolo di Napoli comprende un vasto catalogo di pupe e splendidi automi, di oggetti e mobili d’arredo per case di bambola. Offre un panorama completo dell’evoluzione della bambola attraverso i secoli, dell’uso dei materiali, dei meccanismi, delle grandi e piccole marche di produzione in Italia e all’estero. Due intere aree monotematiche sono dedicate, rispettivamente, alla grande fabbrica italiana LENCI e alla famosissima Barbara Millicent Roberts, detta Barbie.

Giocattoli di latta
Descrizione: Giostre, trenini, automobiline, trottole, giochi da spiaggia e di fantasia, la grande collezione di giocattoli di latta del Museo del Giocattolo di Napoli è un trionfo di forme e di colori della più importante produzione di giocattoli di questo materiale in Italia e all’estero. Partendo dalla fine dell’Ottocento, età d’oro del giocattolo, con le meravigliose automobili di Carette, i clowns di Günthermann e piccoli automi di Ferdinand Martin e passando attraverso la ricchissima produzione delle grandi ditte italiane, come INGAP, Bell e Cardini, si decolla alla conquista dello spazio tra robot e astronavi.

Giocattoli di legno
Descrizione: Il legno, il più antico dei materiali, è presente nella storia del giocattolo da protagonista. In legno è il giocattolo costruito ancora oggi artigianalmente dalle mani dei bambini e degli adulti nelle parti povere del mondo e in legno è la bambola del Settecento destinata alle famiglie nobili e giunta attraverso i secoli fino a noi. Questo è il capitolo in cui il fascino e la semplicità si fondono in un incontro romantico, pieno di colore e di nostalgia. Un intero settore è dedicato al magico mondo degli antichi teatrini di burattini e marionette.

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Giochi da tavolo
Descrizione: Progenitore del gioco elettronico contemporaneo, ma anche all’origine di ogni forma di gioco e giocattolo, il gioco da tavolo è da millenni il luogo di passaggio tra fantasia e realtà. L’antico gioco del labirinto, attraverso il Gioco dell’Oca, diventa Risiko o Monopoli. Mentre l’eterna lotta tra bene e male è rappresentata dal bianco e dal nero degli scacchi e della dama. Per non parlare del profondo intreccio di magia, simbolismo e numerologia nelle carte dei tarocchi, presenti nella collezione del Museo del Giocattolo di Napoli in un’importante raccolta di rarissimi e antichi mazzi dipinti a mano. Quando si lancia il dado, si scopre la carta o la pallina gira veloce sui numeri della roulette, va in scena il gioco della vita, individuale e collettiva, sempre sospesa tra scelta e destino.

Militaria
Descrizione: Quello del giocattolo militare è da sempre il campo più controverso della storia del giocattolo e dell’educazione. Non di rado usato dai regimi come strumento di propaganda politica indirizzata verso le giovani generazioni e considerato da sempre un gioco “di genere” maschile, sebbene tale definizione appaia piuttosto anacronistica da quando le donne hanno incominciato nella realtà a partecipare ad operazioni di guerra, resta sospeso tra disvalori, come la violenza e la sopraffazione, e i grandi valori di sempre, come il coraggio, l’abilità e l’amore per la patria.

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Pupazzi
Descrizione: La raccolta di pupazzi e personaggi del Museo del Giocattolo di Napoli è una porta verso un mondo incantato, popolato da orsetti di peluche e gnomi, da Pinocchi e Fortunelli, dal Signor Bonaventura e Topolino, da Paperino e dagli altri personaggi Disney. Di particolare importanza è la collezione di rarissimi Pinocchi antichi e quella di orsetti della grande marca Steiff. Ma anche il nostro Pulcinella è presente nelle sue varie rappresentazioni, da quella povera, ma enorme, del pezzente napoletano, alle sontuose marionette degli antichi Punch inglesi e Polichinelles francesi. Una storia antica e lunghissima, che arriva fino a noi attraverso la maschera del caro e amatissimo Totò.

 

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A proposito dell'autore

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Manlio Converti, psichiatra, blogger, magato dalla cultura e dall'arte come continua innovazione e sperimentazione, come è la vita, nato nel 69, completa i suoi studi professionali col massimo dei voti nel minimo tempo necessario, laureandosi a 23 anni in medicina. Lavora stabilmente presso la Asl Napoli 2 nord, ma soprattutto perora cause civili e sociali, ancorchè in Italia siano finora perse, come i diritti gay, per egoismo, quelli delle donne e dei migranti, per altruismo, quelli dei sofferenti psichici, per dovere professionale, quelli dell'ambiente, per dovere naturale, quelli degli artisti napoletani e della relativa città conurbata, per patriottismo europeo.