L’8 giugno 2018 L’Atelier ali fuoco ha aperto le sue porte ai visitatori con l’esposizione Quartetto, mostra di una collettiva di quattro giovani artisti napoletani, in una vecchia casa del centro storico di Napoli adibita a laboratorio artistico e curata da Marco de Gemmis.
Articolo di Carla Giannini.

Gli artisti che in questo caso hanno esposto le loro opere seguendo un percorso di ricerca assolutamente personale e individuale sono Black Napkin con Just him box, Francesco Maria Sabatini con le sue Distantanee, Die rote che presenta un lavoro a cui dà nome Istantanee e Lucia Schettino con Expello.

Black Napkin con Just him box prosegue il suo percorso e la sua indagine, utilizzando l’immagine di un uomo comune attraverso una ricerca quasi ossessiva, insistente e audace, aiutata anche dal caso. Il suo “uomo qualunque”, già soggetto di altri lavori, si trasforma in un’icona e viene rappresentato all’interno di scatole: da qui il passaggio da “Just him” a “Just him box”. L’opera di  Black Napkin si accomuna agli altri artisti in mostra, oltre che per l’utilizzo congiunto di fotografia e pittura, per l’uso di fotografie delle quali gli artisti non sono autori, ma cercate e ritrovate.
Invece Francesco Maria Sabatini con Distantanee presenta un lavoro in cui ritrae gruppi di bagnanti in momenti di apparente serenità. Sabatini si lascia attraversare dalla sua ricerca e dagli artisti a cui si ispira, lavorando sull’errore e sulla casualità, è inoltre l’unico a lasciarsi contaminare, riprendendo in alcuni lavori il soggetto già ripreso da Black Napkin in Just him box.
Die rote Istantanee è invece la terza artista che menzioniamo ma in realtà è il primo lavoro che si incontra all’entrata dell’atelier.
L’artista ha prodotto una video installazione, dove viene messo in mostra il frammento di un gesto e una storia personale tutta racchiusa in quel frammento. Un gesto corporeo che si muove verso lo svelamento che dà il via alla trasformazione, un passo verso il futuro, una liberazione del passato. I tre tempi della vita racchiusa in una stanza, la stanza dell’armadio, che è stata scelta proprio per il suo carattere intimo, per il suo essere parte di un’identità personale.
E per finire Lucia Schettino con Expello. Anche quest’artista riprende motivi già presenti nella sua ricerca, come il lavoro sull’ovale: in questo caso la fotografia della sua testa, da dietro su sfondo bianco, che mette in evidenza l’utilizzo congiunto di fotografia e pittura. Un lavoro in cui le due arti si incrociano e si uniscono, e dove le distanze sembrano a tratti annullarsi. Quattro percorsi individuali – quattro ricerche che hanno in comune solo l’uso della fotografia non autoriale – sono stati definiti dagli stessi: “Una fotografia senza fotografare“.

Il vernissage in cui sono stati presentati i lavori è stato condito dall’intervento al sax di Antonio Raia, alternato alle letture delle poesie scelte dalla rivista Levania. Un evento caratterizzato dall’incontro e dal mescolarsi di linguaggi diversi con l’immagine fotografica.