Una mostra-capolavoro per intensità visiva, varietà tematica e potere comunicativo quella di Rosaria Matarese al Palazzo delle Arti di Napoli fino al 10 aprile. Un mondo straordinario animato di opere teatrali, mono- bi e tridimensionali, fruibili tattilmente e in grado di raccontare cinquant’anni di storia, non solo artistica e non solo napoletana.

Articolo di Angela Mallardo.

Il pubblico delle grandi occasioni, composto da accademici, giornalisti, collezionisti e appassionati d’arte si è stretto il 4 marzo scorso intorno alla signora della Patafisica, per il vernissage della mostra antologica che porta il suo nome, a cura di Mario Franco, organizzata da Chiara Reale, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Napoli – era presente l’assessore Nino Daniele – e il contributo di Immobiliare Santandrea. Il direttore dell’Immobiliare, Fabio Guglielmi, prendendo parte alla conferenza stampa del 3 marzo ha messo in luce come il grande valore artistico, ma anche storico e culturale della produzione di Rosaria Matarese, abbia inciso sulla decisione di accordare il proprio sostegno alla mostra inaugurando una fruttuosa stagione di collaborazione con le istituzioni partenopee e con l’intera città di Napoli.

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Erano gli anni ’60 quando la rivista Linea Sud raggruppava gli artisti dell’anarchica Neoavanguardia napoletana, un crogiuolo di iniziative editoriali ed espositive che ruotavano intorno allo scrittore Ciro Diacono e al pittore Mario Persico. Tra loro c’era Rosaria Matarese che, dopo un’entusiasmante formazione al liceo artistico e all’Accademia di belle Arti, uscita da quello che era definito un “tempio tibetano”, si apprestava a intraprendere il suo percorso d’artista preferendo i linguaggi del futurismo e del dadaismo, fino ad approdare nel 2005 al Collegio Patafisico Partenopeo retto da Mario Persico.

A percorrere l’intera produzione dell’artista entrano in scena da protagonisti l’erotismo e la matrice ironica napoletana, evidenti nella teatralità delle opere “aperte” fruibili dall’osservatore, ma anche nella pluralità materica e nell’etica del riutilizzo di elementi della natura, dialoganti con oggetti di antropica fattura, segno di una militanza civile oltre che simbolo di estro di una donna che esprime con la sua arte un logos di idee e di valori inalienabili.
La mostra dell’eclettica artista dello “sberleffo”, che con la sua rottura degli schemi accademici sin dagli anni del Gruppo ’58 si è fatta paladina dell’anticonformismo nelle campagne di sensibilizzazione civile e che con la sua instancabile attività di ricerca è stata profonda assertrice di forti denunce sociali, comprende un corpus di oltre cento opere, molte delle quali “praticabili”, che coprono l’ampio arco temporale che va dagli anni ’60 ad oggi. Il tutto è puntualmente documentato da un bellissimo catalogo, edito da Marchese Editore, che anche attraverso scritti e foto di repertorio, fotografie delle opere in mostra e numerose dediche e testimonianze tra le quali quelle di Mario Persico, Jean-Noel Schifano, Iain Chambers, Vitaliano Corbi, restituisce al lettore un’attenta ricostruzione della prolifica carriera di Rosaria Matarese.

Rosaria Matarese - foto di Angelo Marra

L’esposizione al PAN, per l’intera permanenza, sarà accompagnata da un evento collaterale presso il Ristorante “Mangiafoglia” di via Carducci: A tavola con Jarry, un ciclo di cene patafisiche a cura di Raffaele Aragona ispirate ad Alfred Jarry, autore dell’Ubu roi, opera teatrale considerata un’anticipazione del movimento surrealista e del teatro dell’assurdo, ove Jarry mescola provocazione, assurdo, farsa, parodia e umorismo. In occasione del vernissage lo staff di “Mangiafoglia” è stato affiancato dai giovani dell’associazione “La Bottega dei Semplici Pensieri”, che promuove l’inserimento nel mondo del lavoro di persone con diverse abilità arricchendo di un ulteriore risvolto sociale un evento già di per sé concettualmente profondo.

 

A proposito dell'autore

Fotoreporter

Una vita dedicata alla fotografia, alla pittura e all'architettura, segnata da esperienze e incontri irripetibili. Julian Beck, Quintino Scolavino, Gianni Pisani, Lucio Amelio, Joseph Beuys, Keith Haring, Arnaldo Pomodoro, Gillo Dorfles, Enrico Bay, Nicola Pagliara, Mimmo Jodice, questa la lunga galleria di personaggi che arricchiscono la sua biografia. Studi in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli, numerose esposizioni e lavori in giro per l'Italia. Nell'ultimo decennio insieme alla pittura e alle installazioni, Marra esprime il suo talento creativo attraverso la fotografia, innescando un percorso professionale che abbraccia performance artistiche ad esperienze editoriali, collaborazioni con Istituzioni ed Enti pubblici e privati, associazioni culturali e mondo dell'imprenditoria.