Siamo tutte un po’ Sara Fratini. L’ho capito presto guardando le sue illustrazioni, perché Sara ricalca le noie e le voglie quotidiane con morbidezza e ironia. Ma è con la realizzazione di alcuni murales che ho conosciuto la sua arte. E così le ho chiesto di raccontarmi anche un po’ dell’illustrazione italiana, partendo dalle sue passioni e dai lavori illustrati di Saul Steinberg e Power Paola.

Sara Fratini – Oriolo Cult Festival (Oriolo – Italia, 2016)

Come racconteresti il mondo dell’illustrazione italiana contemporanea a chi vorrebbe avvicinarsi per la prima volta su questo vasto panorama dell’arte?

Se penso all’illustrazione italiana la prima cosa che mi viene in mente è il Bologna Children’s Book Fair. Credo che ogni illustratore debba andare in fiera almeno una volta per conoscere il panorama mondiale dell’illustrazione per ragazzi, per sapere cosa stanno facendo gli altri e soprattutto per trovare nuove idee e continuare a creare. Chi vuole scoprirne di più potrebbe andare ad alcuni festival, come il Ratata.

Sara è di origini venezuelane, si è formata tra la Spagna e la Francia, ma è legatissima all’Italia.

In Calabria organizzo una mostra di illustrazione ogni anno durante La Guarimba International Film Festival. Contatto illustratori di tutto il mondo per far elaborare loro una locandina con il nostro simbolo (una scimmia) e successivamente tutto viene esposto in mostra. Questo progetto mi ha aiutato a conoscere tantissimi illustratori grandiosi e ogni anno mi sfida a trovarne sempre di più. Hanno partecipato artisti come Jean Jullien, Joe Ciardiello, Angela Dalinger, Laurina Paperina, Thomas Wellmann, Scott C., Joe Murray, Power Paola, Liniers, Montt. E tantissime illustratrici italiane come: Elisa Macellari, La Fille Bertha, Elisa Talentino, Alina Vergnano (qui tutte le locandine realizzate negli anni passati).

Sara Fratini – Girifalco (Italia, 2015)

Quando hai scelto di portare le tue protagoniste all’aria aperta?

Avevo voglia di farlo da tanto tempo, forse da quando ero piccola. Un giorno ho avuto l’opportunità di dipingere una tavola durante un live painting. In quel momento è iniziato tutto: con quella prima tavola ho perso la paura e i murales successivi sono nati in maniera del tutto naturale. Fare murales è una delle cose che amo di più.

Dei tuoi lavori ammiro e apprezzo tanto la sincerità. Ogni tua protagonista sembra essere sempre schietta e spensierata nell’affrontare i problemi quotidiani. Quanto c’è di te in ognuna di loro?

Alcune volte ognuna di quelle donne disegnate sembra essere proprio me: magari nelle rappresentazioni delle protagoniste più stressate, che si ritrovano in situazioni assurde. Oppure quelle che bevono bagni di caffè. Del resto loro sono il risultato delle mie insicurezze, paure e desideri. Credo che quello che di più personale c’è in ognuna è proprio il mio desiderio di essere come loro.

Come essere straordinarie nella quotidianità: Sara ci riesce con semplicità ed intuizione, anche sui muri.

Nel novembre 2016 ho realizzato un murale per la Facoltà di Belle Arti dell’Università di Malaga, insieme a studenti e un gruppo di rifugiati. È stata un’esperienza bellissima. Quello che mi piace di più dell’arte urbana è che con naturalezza si riesce ad interagire con gli altri, a condividere pensieri, ascoltare persone. In questo caso sono molte le storie personali che mi sono state raccontate e che mi hanno aiutata. Si tratta di un mare di volti tutti con diverse caratteristiche: volevo mostrarne la diversità che è però anche uguaglianza. Qualche giorno dopo ho saputo che dei ragazzi avevano deciso di disegnare delle strisce rosse su una maglietta di uno dei personaggi insieme con un cappellino rosso, proprio come Wally (Where’s Wally? è una serie di libri per bambini creata dall’illustratore inglese Martin Handford, ndr). Una persona mi ha inviato una foto e mi ha fatto morire dalle risate. Questo è il bello dell’arte urbana: trovare delle risposte nella gente.