Ritenendo Setup Art Fair 2016 una controfiera, intendo questo “contro” come uno spazio possibile di attesa in cui soggiacere liberamente, assorto alle possibili ridefinizioni dell’opera e della sua cosalità.
In quest’abbandono inteso come prassi attitudinale alla visita, ci indirizziamo all’attraversamento.

I Camminamenti di un critico-passeggiatore.

Quest’anno SetUp presenta molte mostruosità, non nel senso di opere brutte, ma come figure o oggetti che appartengono all’immaginario del mostruoso, anche inteso come espressione fumettistica. C’è inoltre un’idea molto preponderante che parte dall’architettonico e dall’ambientale, contaminandosi con la materia, potremmo dire, quasi geografica della realtà. Ma ovviamente queste sono semplici impressioni generaliste.

Carlo Zinelli, Crepa Carlo, carte colorate, Setup 2016, courtesy d406 Galleria d'arte contemporanea

Carlo Zinelli, Crepa Carlo, carte colorate, Setup Art Fair 2016, courtesy d406 Galleria d’arte contemporanea

Nel particolare per la seconda impressione citerei la Bi-Box Art Espace, dove si tenta un situazionismo architettonico in cui il punto d’incontro sono le geografie sussidiarie, quali la cartina geografica, il monumento architettonico e il disegno mappale, il tutto intrecciato fra l’idea speculativa degli artisti maschi e l’idea immaginativa o meglio decorativa delle artiste femmine. In evidenza viene messo il lavoro umanistico di Joachim Artime che tenta una misurazione della sua capacità (e caparbietà) di dare un valore numerico all’affetto della madre attraverso la glicemia dell’artista, che in effetti si abbassa quasi a voler svilire quell’amore che non c’è e che riporta l’esperimento verso un semplice meccanicismo che si allinea alla stessa logica degli altri artisti dello stand verso una visione esteriore della realtà dove l’uomo sembra assente.

All’opposto l’uomo è sovraesposto nelle opere (la grande tela Crepa Carlo) della galleria D406, (Fedeli alla Linea)” di Carlo Zinelli che pescano nel Futurismo per le Tavole Parolibere, per le Onomatopeie e per l’immagine Felliniana di un Amarcord circense e animalesco.

Luigi Zino, Landmarks. Links to our Era, Setup 2016. courtesy Andrea Zanetti

Luigi Zino, Landmarks. Links to our Era, Setup 2016. courtesy Andrea Zanetti

Un’ulteriore suggestione è venuta dall’Associazione “YAB” per le opere di Zino: una suggestione banale. Non stiamo parlando di una banalità nel senso di un’idea banale, che tra mille riflessioni che si fanno in un giorno o in un momento alla fine potremmo anche accettarla, ma stiamo parlando di un’azione banale, alla quale si vuole dare un senso banale, che parte dall’immedesimarsi nel personaggio di un film che dice una banalità e quella banalità diventa lo scopo di un gioco a pensare e a fare più banalità possibili, tra le quali sussume a icona l’uso dei mattoncini lego come simbologia visiva della visualità della nostra epoca. Il male non è banale, ma è il banale ad essere un male.

Luigi Zino, Landmarks. Links to our Era, Setup 2016, courtesy Andrea Zanetti

Luigi Zino, Landmarks. Links to our Era, Setup 2016, courtesy Andrea Zanetti

In The garden of interaction play/01 più che di arte si dovrebbe parlare di marketing e allora potremmo accettare l’idea di uno stand che pensa l’economia come arte e, in questo caso, dovremmo alzare le mani.

Alla fine ci troviamo nello stand curato dai giovani Giovanni Damiani e Matteo Di Stefano dove scopriamo Sveva Angeletti che istalla un’opera che, pur nella sua anticoncettualità, ci dona la sua sensibilità autobiografica, da indizi di se stessa e di ciò che la riguarda, ci da la sua passione e il suo amore e ci porta nel suo mondo senza farci pensare a una estraneazione.

Sveva Angeletti, a casa ovunque, Galleria MArta Massaioli Arte Contemporanea, Setup 2016 courtesy Angelo Marra

Sveva Angeletti, a casa ovunque, Galleria MArta Massaioli Arte Contemporanea, Setup 2016 courtesy Angelo Marra

Il Camminatore è curatore di uno stand napoletano e non può parlare di se stesso, anche se ha cercato di Dis-orientare l’arte verso un significato che parta dell’alto e scenda precipitando nel basso….

Joaquin Artime, B-Box Art Space Setup 2016

Joaquin Artime, B-Box Art Space Setup 2016

Joaquin Artime, Azucar Anadido vol. 2

Joaquin Artime, Azucar Anadido vol. 2

 

Articolo di Marcello Francolini – critico d’arte.