Articolo di Marcella Ferro

Sono quattro giorni che scivolo, letteralmente, scivolo lungo i corridoi di SetUp Art Fair. La folla mi passa accanto, li osservo. Geografie umane da esplorare, paradossi viventi. Addetti ai lavori, appassionati, avventori occasionali, sognatori che vorrebbero diventare acquirenti e acquirenti che vorrebbero tornare a sognare. Bambini, ragazzi con lo sguardo disincantato mentre qualche adulto si sofferma davanti alle opere con gli occhi traboccanti di stupore. Cancellato il timore reverenziale dei luoghi istituzionali ma anche quello dei luoghi dove girano le cifre esorbitanti e i cosiddetti artisti storicizzati, a SetUp ci si può permettere il lusso di prendersi meno sul serio. Informale resta tutto il contesto, si respira un’aria allegra di chi desidera dimenticare i problemi quotidiani varcando semplicemente la soglia dei vari stand. Sarebbe ipocrita far finta che ciò che è esposto sia tutto eccellente. Di alcune opere ci si può chiedere come sia giunta in fiera. Si mormora di un’invasione di ultraopere.

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Nel mio scivolare costante e a tratti stanco tra gli stand mentre affogo nella superficialità di certe affermazioni, mi ritrovo a seguire i pacati movimenti di una ragazza dalla chioma nordica. Prende appunti. Mi avvicino e scopro che disegna. Cerco di non farmi notare e la seguo lungo il suo peregrinare. Sbatte le palpebre per mettere a fuoco e inarca le sopracciglia per tenere su gli occhiali. Poggiata al muro in una posizione rilassata. Pennarelli e matita. Arme letali contro questa frenesia di massa, mentre tutto attorno scorre sembra muoversi in moviola. Ferma la mano e torna a girare senza farsi notare fra la gente, perfetta mimesi grafica. Poche linee essenziali a delineare le persone, estranee di fatto, ma così familiari nella traduzione sul foglio. Finisce il suo percorso all’interno dello stand Yoruba, fra quelli ideati in maniera più originale. Lei è fra gli artisti che vi espongono. Ironico e provocatorio con l’allusione a un modo di acquistare legato esclusivamente al gusto personale e non alle solite quotazioni e speculazioni di mercato. Un progetto curatoriale da approfondire. In un clima da grande complicità. Ci si sente a casa propria.

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A proposito dell'autore

Artista

Studia pittura e decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, prima, e quella di Brera, poi. Nel 2006 una parentesi come art assistant di Jennifer Blazina, docente alla Drexel University. Nel 2010 partecipa al workshop “Capturing the elusive here” tenuto dall’artista ispano-americano Isidro Blasco presso AreaOdeon a Monza e alla mostra Eruption presso la White box gallery di New York. Espone alla 54° Biennale d’arte di Venezia. Nel 2012 è segnalata al Premio Bice Bugatti – Giovanni Segantini. E’ tra i finalisti del premio Marina di Ravenna. La sua opera “Salon d’automne” è presente nel Museo di arte ambientale di Giffoni Sei Casali. (foto profilo di Lorenza De Marco)