È stata inaugurata il 6 febbraio scorso Not so bad, la mostra personale di Vincenzo Rusciano, presso la galleria di Francesco Annarumma, dove sarà visitabile fino all’8 marzo. L’artista presenta tre opere inedite, in bilico tra forma e immagine, tese tra passato e presente, tra classicità e contemporaneità.

Il percorso tracciato nel tempo da Vincenzo Rusciano muove verso una riconsiderazione del nostro patrimonio culturale in relazione al rapporto che nel tempo abbiamo instaurato con questa ricchezza – croce e delizia della nostra società – in bilico tra impegno civile e dimenticanza, tra studio, restauro e scempi, che l’artista assorbe progressivamente nel suo procedere come altrettanti elementi [in]formatori dell’opera. Un sentimento ormai caratteristico del lavoro dell’artista, il quale annovera anche esperienze come restauratore, professione che emerge ulteriormente in queste ultime opere esposte in occasione di Not so bad, allestita presso la galleria Annarumma di Napoli: tre sculture in bilico tra lo spazio ideale del Museo e quello mentale, operativo, dell’atelier, costruite entro esili gabbie colorate, nelle quali si condensa l’ambiguità della scultura contemporanea, tra forma e immagine, e il suo tendere verso il passato per riacquistare quel valore di monito (prospettiva di una nuova monumentalità?) e di testimonianza. La storia s’intreccia quindi con il presente, giustapponendo a una evocazione lattiginosa di busti classici la durezza nera degli strumenti e delle materie industriali proprie dell’attuale fare artistico.

Vincenzo Rusciano - Foto di Danilo Donzelli

Vincenzo Rusciano – Foto di Danilo Donzelli

Il lavoro di Vincenzo Rusciano affiora così nel confuso e frammentato panorama contemporaneo come connettore di tempi, opere e artisti tra loro lontani. Le sue sculture, le sue immagini, tracciano ponti tra passato e presente; si configurano quale momento di rilancio e verifica di quella classicità, patrimonio ineludibile della nostra cultura, ritmo – secondo la considerazioni di Salvatore Settis – dell’intera storia dell’uomo, tratto somatico fondamentale del nostro patrimonio identitario, che altri, senza nessun imbarazzo, occultano, inscatolano e calpestano.

Scultura di Vincenzo Rusciano - Foto di Danilo Donzelli

Scultura di Vincenzo Rusciano – Foto di Danilo Donzelli

Deviando per un attimo dall’osservazione delle opere proposte, viene, qui da chiedersi, ma che Paese è quello che critica con veemenza democratica l’uso del burqa e poi nasconde se stesso, il proprio essere, per questioni politico-finanziarie? Rouhani è stato anche in Francia e, tra l’altro, ha firmato un accordo con il Louvre, senza che nessuno avesse l’idea di velare la Nike di Samotracia o i Prigioni di Michelangelo.

Ma che Paese, mi chiedo ancora, è diventato l’Italia, se oggi si fa zerbino ai piedi del potente di turno?
Eppure con grande orgoglio, quasi con cadenza giornaliera, come non si era mai visto prima, il Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ci racconta di quanto il Governo stia facendo per valorizzare anche all’estero il nostro prestigioso patrimonio, di come i beni culturali, l’arte, la creatività siano considerati centrali per lo sviluppo dell’Italia, che essi rappresentano il nostro petrolio, il nostro giacimento di ricchezza, la nostra prospettiva di crescita sociale ed economica.

Scultura di Vincenzo Rusciano - Foto di Danilo Donzelli

Scultura di Vincenzo Rusciano – Foto di Danilo Donzelli

Non è certo mia intenzione appiattire il lavoro di Vincenzo Rusciano alla peggior cronaca italica, del resto la possibilità di visionare le opere presso lo studio dell’artista risale a prima della visita del Presidente iraniano Rouhani e della magra figura ai Musei Capitolini, eppure il suo lavoro, la sua ricerca, sono un invito continuo a interrogarci sul rapporto che abbiamo intrecciato con il nostro patrimonio culturale, con la nostra storia, senza i quali viaggeremmo incerti su zattere, immaginerebbe l’artista, cariche di relitti.

Una sala della galleria Annarumma - Foto di Danilo Donzelli

Una sala della galleria Annarumma – Foto di Danilo Donzelli

Per un caso fortuito, però, i busti di Rusciano, che per certi aspetti riportano alla mente i Trofei che Augusto Perez realizzò nei primi anni Sessanta, spinto da una forte tensione verso una tradizione monumentale della scultura, nonché per l’ambiguità dell’agire tra solidità della forma e inconsistenza dell’immagine, risultano come chiusi, inscatolati, occultati alla nostra vista.

L’opera vera e propria è dentro quelle sagome, è dentro i secchi neri della trementina e degli smalti, è dentro i calchi pronti ad accogliere la nostra immaginazione, il nostro essere con tutti i dubbi che alimentano la nostra coscienza, soprattutto rispetto al ruolo e al destino dell’opera d’arte.

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Foto di Danilo Donzelli

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Foto di Danilo Donzelli

Foto di Danilo Donzelli

A proposito dell'autore

Collaboratore

Diplomato nel 2015 presso la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell'Università di Siena, ha allestito diverse mostre, dedicandole, in particolare agli artisti emergenti del territorio campano, tra queste : “La Défense. Priorità del tempo, necessità dello spazio” (2009); “ Sguardi irrequieti. Nuove tracce del contemporaneo” (2009); Mascherata. 6 Ceramisti emergenti” (2010), “InterRail – Un viaggio nell'immagine” (2012) “Green Dreams” (2012). Tra il 2010 e il 2011 ha curato la rassegna “Aperto” a Minori in Costiera Amalfitana; ha collaborato all’organizzazione di “Immaginare la città” (2012) e di “Videa. Rassegna di video arte al femminile (2008, 2009). Ha collaborato alla realizzazione della prima edizione di “Paleocontemporanea” (2014) e coordinato il primo ciclo di “Arte e Linguaggi”, patrocinato dal Premio Napoli (2015). Collabora con il Museo F.R.A.C. di Baronissi (Sa). Scrive per «geaArt. Periodico di cultura, arti visive, spettacolo e nuove tecnologie creative» e «Sofà. Quadrimestrale dei sensi nell’arte».