Pola Polanski è un’artista polacco-tedesca, che vive a Napoli da quasi cinque anni divenutane a tutti gli effetti un suo “abitante”. Mi è capitato spesso di incontrarla per le strade del centro o nello studio di qualche amico in comune o a una festa. È sempre sorridente Pola, sempre piena di energia, l’energia di quelle persone che sembrano dirti, allora? che fai lì immobile, è il momento di “inventarsi” qualcosa! Sarà per questo che prima di “stabilizzarsi” a Napoli ha esplorato e conosciuto Paesi agli antipodi, Cina, Siria, Brasile, Canada, Burkina Faso, Germania… oppure sarà proprio l’esperienza di nomade a caricarla di così tanta “voglia di fare”.

Costume - made of cloth from 3 continents (Burkina Faso, Brasil, Italy) and lampshade

Costume – made of cloth from 3 continents (Burkina Faso, Brasil, Italy) and lampshade

Se infine, almeno per ora, si è fermata proprio nella città partenopea, dove si è laureata all’Accademia di Belle Arti, è per il suo carattere di confine tra mondi diversi, il sincretismo tra moderno e antico, il conflitto perenne tra barbarie e civiltà, tra modernità e medioevo, e come lei stessa dice “Napoli ha questa cosa che è grande, ma puoi scendere senza chiamare nessuno e sempre incontri qualche amico in piazza”, un posto accogliente dunque, ma dove si percepisce anche “una certa violenza sospesa nell’aria, e una certa paura di qualsiasi cosa che sia nuova o strana, un posto che ti sfida, e in cui puoi imparare a difenderti”.

 

From Napoli With Love

From Neaples With Love

Di Pola Polanski, nome d’arte – se non è un nome d’arte a sua volta – di Anna Sobczakster, avevo visto poche, anche interessanti, opere. Per questo la sorpresa più grande è stata scoprire la complessità e profondità della sua ricerca. L’occasione è data dalla mostra organizzata da Sottopalco, la galleria-caffè ospitata dal Teatro Bellini – un posto che meriterebbe un approfondimento a parte, dove tra spettacoli teatrali di qualità, il progetto di libreria “d’impegno” portato avanti dalla Marotta&Cafiero e, appunto, gli eventi organizzati al Sottopalco, si respira aria buona di cultura.

Ile cię trzeba cenić

Ile cię trzeba cenić

La personale della Polanski presenta i lavori realizzati dall’artista negli ultimi due anni focalizzati soprattutto sul resoconto di performance e opere dal carattere socio-antropologico, dove è sempre forte l’interazione con lo spettatore-protagonista. Ironia, capacità di mettersi in gioco e narrazione sono i punti centrali del suo lavoro. In Approccinversi, ad esempio, affronta il tema degli approcci in strada, come afferma lei stessa “raccontati e proposti con un punto di vista ironico e irriverente! Suoni, voci, immagini e racconti per un confronto tra i sessi” dove si snodano “gentilezza-flirt-invadenza-molestia-stalking-violenza”. Il lavoro, anche se con toni leggeri, finisce con l’essere un’indagine sul rapporto di genere e sul modo in cui le relazioni degenerano in violenza. “Gli approcci che a volte possono essere anche divertenti o comici, spesso rappresentano la zona grigia che prepara la violenza e la rende possibile”.
Sullo stesso tema della discriminazione sulle donne si sofferma l’opera Il gioco dell’oca, una rivisitazione del classico gioco da tavola, dove il partecipante deve giungere indenne al traguardo, evitando di fermarsi sulle caselle in cui si subiscono molestie che allontanano dall’arrivo. Un modo ironico e originale di riflettere su un argomento scottante.

Gioco dell'Oca

Il gioco dell’Oca

In un’altra delle video/installazioni From Naples with love l’artista parte da un dato statistico, a Napoli vivono 8.566 persone per km quadrato, e decide di realizzare un “nido d’amore mobile”, un’oasi di intimità e riservatezza nel caos di moltitudine e invadenza che invece caratterizza la città e i cittadini partenopei. Anche qui l’aspetto performativo è predominante e gli esiti, anche divertenti, sono carichi di significato e riflessioni antropologiche, ancora più evidenti in un altro dei lavori in mostra ‘O Rito, un’installazione che indaga i “riti personali” di alcuni cittadini di Salerno.


Più vicino ai toni della denuncia è il progetto fotografico Ile cię trzeba cenić che documenta il degrado del porto di Danzica.
Su un’intimità diversa si basa, invece, un’altra delle performance documentate nella mostra dal titolo Intensogramma, risultato di una due giorni in cui la Polanski si è appropriata di un confessionale sconsacrato, per renderlo un luogo di dialogo tra l’artista e la gente che ha voluto prendere parte al progetto. Seduta con fogli da disegno in mano Pola si è fatta raccontare i momenti più intensi della loro vita. Momenti che l’artista ha immaginato come “terremoti” personali e di cui ha registrato su carta le onde sismiche da lei percepite.

Guarda il video della performance

Da riportare, per entrare meglio nel suo spirito di ricerca, tra ironia e scavo socio-psicologico, l’annuncio da lei preparato per convincere le persone a prendere parte al progetto:

“Per due giorni vi invito tutte e tutti a raccontarmi i momenti più intensi della vostra vita. Fatemi il magnifico regalo di farmi rimanere incredula e muta di meraviglia davanti a questo spettacolo della natura, il teatro della vostra esistenza. I vostri combattimenti contro i draghi sui pullman, le scoperte di tesori al Carrefour, i safari negli uffici del Comune, le vicende amorose col tipo del piano di sotto, le imprese rischiose a Portici – la materia di cui sono fatte le antiche mitologie. Voglio essere il sismografo che registra i vostri terremoti personali su carta attraverso un metodo arti-scientifico: la registrazione delle onde sismiche della vita, che sconvolgono la vostra superficie, e scuotono fino in fondo, per produrre un sismogramma delle vostre emozioni ed esperienze. I’intensogramma che ne risulterà verrà regalato a chi mi avrà fatto risuonare attraverso le sue avventure alla fine della ‘confessione’.”

 

Per approfondimenti

http://annasobczakster.wix.com/polapo

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