Napoli è un cimitero, il cimitero delle chiese chiuse. A ogni chiesa chiusa della città, nessuno porta dei fiori. Ma quanto rispetto e quanto silenzio meriterebbero, una ad una, perché anche i napoletani le hanno dimenticate. Qualcuna però è stata più fortunata delle altre e ha ricominciato a vivere grazie alla passione di persone e associazioni volenterose, che si impegnano con amore e devozione.

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È questo il caso della chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, una chiesa dalla storia affascinante, ma allo stesso tempo spietata e crudele.

L’ho riscoperta grazie a Instaura, un osservatorio delle architetture del nostro territorio, un progetto che collabora anche con Università, enti locali, fondazioni e associazioni, per l’appunto.
La chiesa può infatti contare sul lavoro de Le Scalze, un coordinamento di laboratori socioculturali di cittadinanza attiva, sotto il cui nome si riuniscono ben otto associazioni: Forum Tarsia, Archintorno, Mammamà, Duo Mimatto, Ramblas, Altra Definizione, Medici senza Frontiere e Scalzabanda.

San Giuseppe delle Scalze

La storia, tra ordini mendicanti e natura spietata.

Bisogna tornare ai tempi di Don Pedro da Toledo e a una Napoli martoriata dall’epidemia di peste. Nel 1530 Don Pedro decise di ripurificare la capitale, avviando un risanamento igienico ed edilizio e realizzando, dunque, nuove strade (Via Toledo ma anche i Quartieri Spagnoli), funzionali al progetto di una nuova espansione della città oltre la vecchia cinta muraria.
Un nuovo impianto urbano e quindi nuovi insediamenti, per il popolo ma anche e soprattutto per i nobili, tra cui le illustri famiglie come i Tarsia, i Pontecorvo e gli Spinelli.

San Giuseppe delle Scalze

Fu quest’ultima famiglia, nella persona di Giuseppe Vespasiano, ad acquistare il lotto, dove tutt’ora sorge la chiesa, costruendo un palazzo signorile, ceduto successivamente alle monache carmelitane scalze quando la famiglia sarà richiamata in Spagna. In un primo momento il solo luogo di culto corrispondeva all’attuale cripta, fin quando, a seguito del Concilio di Trento, si decise di costruire un nuovo edificio, il cui progetto venne affidato a Cosimo Fanzago.
Solo successivamente la chiesa passò ai padri barnabiti che vi realizzarano un vero e proprio collegio scientifico.

San Giuseppe delle Scalze

Questa è, in parte, la storia che ha raccontato Clara (di Archintorno). Ma il resto della lunga storia potrete scoprirlo, partecipando a una visita guidata, una di quelle che vengono realizzate durante il Maggio dei Monumenti.

Qui vorrei aggiungere un altro tassello, procedendo con un salto temporale: la chiesa delle Scalze ha sofferto la crudezza del terremoto del 1980 e ne porta tutt’oggi le ferite. La volta incannucciata è crollata e l’edificio è rimasto scoperto almeno per sette anni, durante i quali l’interno, come è ovvio, ha pagato le più spiacevoli conseguenze.

L’architettura, quello che resta.

La pianta della chiesa è piuttosto singolare: è una croce greca abbozzata ai lati, perché ricalca l’antico salone di Palazzo Spinelli. Cosimo Fanzago operò quindi su uno spazio limitato, dato che gli acquisti dei territori circostanti non si realizzarono.

Oggi l’interno della chiesa è spoglio, a causa dei numerosi sciacallaggi, verificatisi a seguito del sisma del 1980. Fortunatamente le tele presenti in loco (un Luca Giordano destinato all’altare maggiore e due dipinti di Francesco di Maria), sono state recuperate dalla Soprintendenza e sono oggi custodite tra il Museo di Capodimonte e Palazzo Reale.

Possiamo visitare quello che resta oggi, ma possiamo anche pensare a ciò che resterà domani.
La chiesa di San Giuseppe delle Scalze necessita di un progetto di restauro che sia tecnicamente consapevole e che risponda ad una metodologia precisa. Come ribadisce la professoressa Renata Picone che da anni studia attentamente l’edificio.

La Chiesa delle Scalze potrebbe essere un luogo trainante per il quartiere; in parte lo è già oggi, ma si potrebbe fare ancora di più. Visitare la chiesa, visitare tutte le chiese che purtroppo non sono aperte costantemente al pubblico, è un gesto che dobbiamo alla storia della città e al futuro di Napoli.

San Giuseppe delle Scalze - Statua

Il Progetto Instaura

Instaura mette insieme restauro e innovazione, basandosi sulle tematiche del recupero e della valorizzazione territoriale. Oltre ai tour sono attivi anche dei laboratori, un’opportunità di coworking per l’architettura. Per conoscere meglio il progetto visitare il sito www.instaura.it oppure www.facebook.com/instaurafanpage

Le Scalze
Per tutti gli aggiornamenti sui laboratori socio-cultarali www.facebook.com/SanGiuseppeDelleScalze