Può un quadro muoversi? Può lo spettatore o un artista avere il potere di ricontestualizzare un classico dell’arte?

Che un quadro possa esprimersi ed animarsi è solo frutto della nostra immaginazione. Di fronte alle tele visitate di continuo, lascio sempre viaggiare la fantasia, e  può capitare a chiunque di visionare un volto mentre ci sorride o un corpo fuoriscire dalla cornice che lo imprigiona. A volte, con occhi chiusi, se ne assaporaro i colori e le esperienze descritte con il rischio di sembrare ridicolo agli astanti.

L’ animarsi di quella bi o tridimensione è resa spesso possibile dai giochi cromatici dell’artista e dall’uso consapevole dei chiaroscuri o dal racconto descrittivo con cui le guide turistiche  accompagnano i percorsi visivi. Ascoltandole, rendo vivi i momenti, immagino come i soggetti possano muoversi e parlare e contestualizzo le loro storie.

La scoperta di B E A U T Y è la prova tangibile di come un sogno possa diventare realtà, l’autore del video Rino Stefano Tagliafierro, regista e animatore sperimentale ha reso possibile il sogno di “vedere” nel quadro.

B E A U T Y – dir. Rino Stefano Tagliafierro from Rino Stefano Tagliafierro on Vimeo.

Grazie a un elaborato lavoro di ritocco su ben 118 immagini di opere d’arte antiche dal rinascimento al romanticismo, passando per il barocco, il giovane video maker è riuscito a dare movimento a ciò che gli inglesi chiamerebbero still picture, restituendo l’hic et nunc dei personaggi e immaginando come queste figure potrebbero muoversi nei loro spazi.

Tra il tram tram dei nostri impegni riesco a raggiungere Rino con un’intervista skype. Da dove iniziare? Forse da ciò che ci accomuna. Interessati entrambi di musei e amanti del Caravaggio inizia la nostra discussione su B e a u t y.

Come sta andando e come è nata l’idea di Beauty?

Il video ha raggiunto in due mesi una viralizzazione inaspettata senza precedenti; in poco tempo ha raggiunto le 3 milioni di visualizzazioni. Wow! Tanto se si pensa che il progetto è stato auto-finanziato, ed è nato un po’ per passione, nei miei ritagli di tempo.  Aggiungo che tagli e ritagli sono stati meticolosamente ricuciti nella loro tessitura per realizzare un’opera di grande bellezza che ci induce per circa 10 minuti ad evadere, a riflettere sulle nostre passioni.

Quale è stata per te la più grande sfida o difficoltà?

Forse la scelta delle immagini che ho collezionato per ben 2 anni. Per realizzare il lavoro ho utilizzato ciò che gli esperti chiamerebbero la tecnica del digital cut out, ritagliando le immagini dal fondo e cercando di riprodurre le parti mancanti. Successivamente ho applicato un software di animazione che ha reso possibile questi movimenti e ho affidato la parte musicale al mio amico Enrico Ascoli cha ha seguito il ritmo e il cambiamento visivo delle emozioni.

Rino Stefano Tagliafierro

Rino Stefano Tagliafierro

Mentro lo ascolto riguardo il video; sono colpito come preso da un’estasi onirica dal susseguirsi delle immagini che incalzano con ritmo e cadenza pacata. B e a u t y ripercorre la storia dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, dal calore di un abbraccio al gesto erotico di amanti, passando dalla vita fino alla forza distruttiva della morte.

Il tutto realizzato con un continuum che trova il suo tempo, che involge in fruitore a partecipare a queste emozioni, ad accompagnare con mano i gesti dei personaggi. E rimango quasi magnetizzato nel seguire questo percorso.

Mi chiedo allora se l’arte abbia il compito di fermare l’attimo e lasciare libera l’immaginazione dei fruitori, su come i personaggi potrebbero muoversi o celebrare l’attimo finale dell’azione in corso. Il giovane video maker, nel suo B E A U T Y accompagna la nostra immaginazione e ci induce a leggere ciò che i personaggi potrebbero compiere nei dipinti.
Se per anni avevo solo immaginato l’oste uscire dalla tela in La Cena di Emmaus di Caravaggio con le sue braccia allargate in segno di stupore (credendo forse un errore prospettico), oggi Rino è andato ben oltre: ha permesso che Giuditta compisse l’atto finale della sua vendetta, decurtando la testa di Oloferne, ridando dinamismo e restituendo pieno dramma all’azione, con la presenza di sangue che zampilla fino a darci la percezione visiva come se potessimo macchiarci.

È questo un modo di sconvolgere i canoni dell’arte classica?

Ti assicuro che il mio intento non era quello di rivoluzionare ciò che ho sempre rispettato. Ho cercato di donare ai personaggi gesti semplici. Una delle mie sfide maggiori è stata quella di non esagerare con i movimenti, per evitare l’abuso dell’arte. Un capolavoro dell’arte è irragiungibile e non può essere reso migliore, poiché è già perfetto. B E A U T Y è un tributo all’arte, è un rispetto alla sua magnificenza. E questa esperienza del cortometraggio può accompagnarci ogni volta che desideriamo liberare la nostra mente e animare con il semplice tocco di uno smartphone i quadri che più amiamo.

Il regista ha creato un’applicazione che funziona sia di fronte alla tele, sia di fronte a qualsiasi materiale cartaceo e che permette di animare ridando movimento a immagini “morte”. Basta posizionare il nostro telefonino di fronte alle immagini e queste iniziano a muoversi.
È l’inizio di una realtà virtuale? Vedi in questo progetto la realizzazione di musei digitali?

Siamo ben lontani da questa idea; attualmente l’applicazione funziona solo sui 118 quadri del progetto, ma potrebbe concretizzarsi in futuro complementando la nostra visita ai musei perché stare di fronte a un quadro non significa solo recepire passivamente un messaggio o confrontarsi con tecniche espressive dell’artista, ma anche visionare un’azione e decidere di fermarla o accelerarla come in un immaginario playback. Ed è allora che l’arte in senso assoluto diventa esperienza di vita, perché l’emozione che ti dà un’immagine va di pari passo ed è completata con quella che ti garantisce un movimento.

A proposito dell'autore

Giancarlo Napolitano si è laureato in lingue e letterature straniere presso la facoltà di lingue dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, discutendo una tesi letteraria di natura sperimentale sugli spazi e i tempi nell'Assommoir di Emile Zola, rivisitando il romanzo in chiave psicanalitica. Ha sempre nutrito un vivo interesse per l'arte, in particolare per quella rinascimentale. Vive da anni a Londra e ha potuto coltivare questa passione con continue visite alla National gallery che ha sempre considerato come una sua seconda dimora. Di carettere inquisitivo si interroga sulle opere degli artisti, continuo assertore del progresso, vede in ogni opera contemporanea un ponte con il passato con il quale rapportare ogni sua esperienza quotidiana.