Il complesso del Castel dell’Ovo di Napoli si riconferma parterre ottimale per le grandi esposizioni, con l’inaugurazione della prima mostra partenopea del fotografo, reporter, regista, scrittore e esploratore pistoiese Luca Bracali. 2015 Anno della Luce, mostra curata da Viviana Rasulo, che si avvale del coordinamento tecnico–scientifico di Chiara Reale di Racna Magazine, sarà inaugurata sabato 10 gennaio nella Sala delle Carceri alle 17:30 e sarà visitabile fino al 5 febbraio. La mostra deve il suo titolo a una dichiarazione dell’Assemblea delle Nazioni Unite che ha indetto il nuovo anno, appunto, “l’Anno internazionale della Luce e delle tecnologie legate alla luce”. Saranno esposte 20 fotografie, in formato 140X100 cm, sul tema dei quattro elementi primari: l’acqua, l’aria, il fuoco, la terra.

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Illumina ciò che ami, senza toccarne l’ombra”. Questa citazione da Christian Bobin è già stata spesa in passato per parlare della luminosa e incantata opera di Bracali e davvero ne dà un’efficace misura, perché tutto è luce nelle sue opere. Egli stesso lo ammette, amando ricordare, soprattutto nei suoi corsi di fotografia, l’etimologia della parola stessa: disegnare con la luce. Nell’arte di Bracali stupisce il riuscire a costruire sempre delle immagini di profonda armonia e di maestosa serenità, partendo da scatti presi nelle condizioni più estreme e non di rado pericolose. Nulla è lasciato al caso nei suoi lavori: ogni figura rispetta rigorosi rapporti simmetrici con le altre in un discorso poetico sempre chiaro e funzionale; sono ricercati i paesaggi quando possono comunicare un certo ordine tra le parti, tra ciò che deve trovarsi in primo piano e nello sfondo: un metodo, questo, che ricorda quasi le regole classiche del Valenciennes sulla pittura di paesaggio classica. Trovandosi ogni elemento delle immagini di Bracali composto in un equilibrio armonico con tutti gli altri, ne scaturisce sempre una sensazione apparente di pace luminosa. L’utilizzo invece di colori saturi e nettamente contrastati, che aboliscono ogni sfumatura, costruisce invece una sensazione fiabesca di semplice incanto, perfino negli scatti più drammatici. Niente di più illusorio. Consideriamo, per esempio, la foto che gli ha permesso di vincere il prestigioso Premio Glanzlichter (uno dei più prestigiosi in Europa per la fotografia naturalistica) nel 2011, che ritrae un giovane orso polare abbarbicato sulla carcassa di una balena morta, impegnato a difendere il pasto dalle mire di un gruppo di gabbiani. È un’immagine, questa, molto forte che comunica bene la spietata lotta per la sopravvivenza nella natura selvaggia, dove non è scontata nemmeno la supremazia di chi si presume più forte. La monumentalità di questa foto è costruita su rapporti misurati – la centralità dell’orso, la carcassa sotto di lui – che rendono un’atmosfera luttuosa e distaccata: quell’istante di calma minacciosa prima dello scontro furibondo che sta per svolgersi. Tuttavia, ogni tensione è dominata nella contemplazione. Si rimane stupiti, quindi, ad apprendere in quali condizioni, invece, Bracali si è ritrovato mentre prendeva questo scatto: “mi fu detto che non era più possibile andare con il gommone vicino agli orsi per ragioni di sicurezza. Fu il capitano stesso, leggendo la mia disperazione negli occhi, che mi invitò a salire sotto la sua diretta responsabilità sul piccolo gommone, avvicinandosi così al branco fino a poche decine di metri. Con un 1/1000 di secondo congelai l’attimo di quella scena nonostante il gommone continuasse a farmi sembrare in altalena”.
Ogni fotografia è figlia di un pensiero e la capacità di Bracali nel costringere la caotica natura selvaggia entro immagini di ordine classicamente composto, non ne rivela solo la felice razionalità d’intelletto, ma anche una gigantesca forza di volontà. Questo “cacciatore di aurore boreali”, forte del suo consapevole e religioso rispetto per il creato e del profondo amore che nutre per la varietà multicolore del mondo e della vita, riesce ad imporre all’immagine il controllo del suo occhio razionale e a permettere anche a noi di riappacificarci con la natura, riscoprendone tutto l’esotico incanto.

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Luca Bracali nasce a Pistoia nel 1965. Dal 1986 a oggi, ha visitato più di 131 paesi, cercando di cogliere attraverso le sue immagini le varie problematiche ambientali legate allo scioglimento dei ghiacci. Specializzato in reportage estremi in artico e antartico, Bracali nel 2009 è stato l’unico reporter a raggiungere il Polo Nord geografico in una eco-spedizione sugli sci. Ha pubblicato innumerevoli servizi su riviste di cultura, sport e viaggi, mentre le sue missioni artiche sono state documentate in oltre 40 interviste radiofoniche e televisive con dirette satellitari. I suoi incarichi lo hanno portato a lavorare a fianco dei più importanti scienziati e ricercatori polari e dal 2008 è membro dell’Apecs (associazione giovani scienziati polari) per i contributi diffusi a livello mediatico. Il 2010 segna il debutto di Bracali nel mondo della fotografia d’arte e le sue immagini vengono esposte in musei e gallerie di Roma, Sofia, Odessa, Kiev e New York. Dal 2011 la sua attività si estende anche a livello televisivo, diventando conduttore per un programma di viaggi in onda su Sky e di regista per una rubrica settimanale su Rai 1. Fra il 2012 e il 2014 tre suoi reportage sul restauro dei Moai nell’isola di Pasqua, sulla base artica “Dirigibile Italia” e sui più grandi radiotelescopi della terra, vengono pubblicati da National Geographic.

A proposito dell'autore

Laureato in storia dell'arte alla Federico II di Napoli, ormai vicino ai 28 anni, gira l'Italia da quand'era bambino. Fu così che si innamorò della storia, della geografia, dei centri storici e dei colori - e che paese colorato è il nostro! In cerca di fortuna come un bucaniere o un artista curtense, collabora di tanto in tanto, con la fortissima, dice, rivista Racna Magazine.