di Marcello Francolini, critico d’arte.

Vogliamo raccontare un’azione performativa realizzata nelle strade di Napoli dall’artista spagnolo Omar Jerez, accompagnato dalla fotografa Julia Martinez. Lo scopo di Omar Jerez, secondo quanto egli stesso ha detto sulle pagine di El Mundo, sarebbe quello di denunciare «l’impunità con cui la mafia si è addentrata in profondità nella società italiana, allargandosi anche in Spagna, dove molti malavitosi trovano rifugio».

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S-camuffare la camorra – courtesy of Julia Martinez

La performance si è svolta in questa modalità:

Immaginate una giornata ventilata ma non troppo, per niente uggiosa anche se non direi soleggiata. Qualche nuvola di troppo, ma sostanzialmente piacevole. Purtuttavia una giornata feriale che al di là delle sfumature meteorologiche, poco intacca la frenesia lavorativa dei napoletani. Piazza Garibaldi, di fronte alla stazione, sosta uno strano personaggio con cappello bianco e giubbotto di segnalazione per automobilisti. Come uno strillone muto si muove incontro alle persone, distribuendo delle copie della testata giornalistica: Il Corriere della Camorra.
Un’immagine occupa l’intera copertina. Una mano incrociata sull’altra con anello campeggia su un’inquadratura dal basso verso l’alto. Prospettiva questa che mette subito l’osservatore in una condizione d’inferiorità (rispetto al soggetto), ma visto il volto sfocato in secondo piano, che manca d’identità, provoca una sensazione di inquieta indeterminatezza.
Sembra chiaro da subito a chiunque ne prenda copia che si tratta di un giornale della e non sulla camorra. Al suo interno contiene un’intervista a un ipotetico boss-azionista del giornale che spiega i vantaggi sociali dell’attività camorristica e i legami con la Spagna. Prosegue con un’intervista a una madre di un pregiudicato e parla degli aiuti alle famiglie nel caso in cui un affiliato venga arrestato. Nella terza pagina c’è il meteo (rigorosamente su Napoli); i numeri del lotto; una vignetta satirica sulla diminuzione del turismo in città attraverso l’esempio oramai divenuto iconografia popolare, del furto della macchina fotografica; c’è anche molto provocatoriamente un listino prezzi dei servizi offerti dalla camorra: minacce, escort, tangenti, rifiuti, pistole ecc…
Infine un’ultima intervista a un rappresentante della musica neomelodica napoletana, da cui si percepisce lo sforzo e l’impegno dell’istituzione mafiosa di preservare questo fenomeno del folklore partenopeo.
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S-camuffare la camorra – courtesy of Julia Martinez

 

Dunque a prima svista sembra leggere un giornale scritto dalla camorra, in cui essa stessa si presenta attraverso  buoni esempi. Quest’azione di Omar Jerez, con il suo linguaggio paradossale, ci obbliga al confronto diretto con questo fenomeno senza alcuna mediazione.
Sembra dunque uno sguardo interno alla camorra: Il Corriere della camorra serve a Jerez per darle “forma” (questo significato deve essere qui pensato sempre a partire da quel porre-per-fermo) in modo da posizionarla dinnanzi a noi. Ciò avviene sfruttando l’aspetto crono-statico del giornale, ovvero quella capacità di fermare il tempo all’interno della pagina. Presa così sotto forma di press la camorra è esposta, è portata alla luce. Ecco che la capacità dell’arte di formalizzare idee e pensieri, è qui usata come strumento di chiarificazione nei confronti di un fenomeno che, nella vita quotidiana, vive costantemente nell’ombra. Tutto ciò rende nitido il non ancora deciso e privo di misura. A tal fine, credo che la performance in questione non vuole tanto criticare la camorra, quanto il carattere accondiscendente della società civile nei confronti della camorra. Quest’opera in definitiva è una riflessione sul reagire.

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S-camuffare la camorra – courtesy of Julia Martinez

 

Lo spiega bene Heidegger: “nell’opera l’esser-creato viene espressamente creato dentro ciò che è creato, in modo tale che esso si ostenta fermamente a partire da quest’ultimo, ovvero da ciò che è stato portato alla luce.
Se la cosa è in tali termini, l’esser-creato deve potersi lasciar esperire esplicitamente, cioè qui formalmente, nell’opera.

Omar Jerez è un’artista che predilige il linguaggio performativo: nelle sue mani diviene uno strumento raffinato di denuncia sociale verso problemi duri, ostici sia agli occhi dei cittadini che del potere dello Stato. Qualche anno fa, salì alla ribalta delle cronache spagnole, a San Sebastian, sfidando l’organizzazione terroristica che da anni dilania la Spagna, l’Eta, e fingendo di trasportare un finto cadavere dopo un finto attentato. Molto forte anche il video proposto in merito all’Undici Settembre dove l’artista gioca con una bambina a costruire due torri e a farle poi cadere con un aereo. Le sue azioni provocano sempre delle reazioni, come nel caso del “corriere” napoletano: c’è chi non lo prende, chi lo straccia, chi è divertito, chi domanda insistentemente chi ha autorizzato la messa in scena, chi lo raccoglie con timidezza, sperando di non essere visto dagli altri. Tutte le reazioni sono state raccolte da Julia Martinez, e con le interviste effettuate nel quartiere di Scampia nelle settimane precedenti costituiranno tutto il materiale dell’opera Il Corriere della Camorra.

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S-camuffare la camorra – courtesy of Julia Martinez

 

Per approfondimenti sulle performance di Omar Jerez:

http://www.plataformadeartecontemporaneo.com/pac/tag/omar-jerez/

 

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