Perché non c’è niente di più naturale di un poeta morto, figurati uno sperimentale!, con questa battuta, Stelio Maria Martini, nella sua casa di Caivano, mi fulminò, col suo compassionevole disincanto, 4 anni fa, raccontandomi storie e leggende della neoavanguardia napoletana e italiana dagli anni ’50 ai ’70, durante i preparativi di una video-intervista dal titolo Che cos’è l’avanguardia? che avremmo di lì a poco realizzato col regista Alberto de Rosa.

Articolo di Ferdinando Tricarico.

I poeti come morti viventi, riscoperti forse post-mortem, che operano appartati, carsici, e lo fanno per sottrarsi al chiacchiericcio, alla mercificazione, allo spreco di vita. Così è stato, Stelio Maria Martini, il grande intellettuale stoico e d’avanguardia di questa città-mondo (Napoli, ndr), sempre centrale per intuizioni, premonizioni, capacità incessante di rischio e così marginale, fuori della scena mass-mediale ed editorial-commerciale, dai furori economistici e di potere. Ed infatti, Stelio Maria Martini da eremita, era in contatto costante con decine di artisti, poeti, editori, critici, accademici e non, produceva una messe di opere, scritti, riviste, “oggetti poietici”, dialogava ogni giorno con la realtà operante, col presente.

 

poesiavisiva-stelio-maria-martini

Una concezione dell’arte vita perseguita con coerenza estrema, quell’essere avanguardista né per puro istinto, né per mero calcolo razionale, ma per un bisogno insopprimibile, con addosso quel sentimento che, col sorriso sornione, mi definì semplicemente il non aver nulla da perdere, come se fosse facile da procurarsi e sopportare. Militante dei movimenti di contestazione, libertario, mai si fece accecare da qualsivoglia tentativo di riduzione ideologica delle avanguardie estetiche, e questo gli consentì, ad esempio, una significativa rivalutazione critica del futurismo, che considerò premessa artistica della neoavanguardia, dando maggiore densità a l’una e all’altra esperienza. Dove c’era un tentativo egemone di omissione, marginalizzazione, cancellazione, c’era lui sul fronte, a riconsiderare, rileggere, resistere (quanti autori da lui registrati, messi alla berlina perché bollati come eccessivi, iper-sperimentali, incomprensibili, sono stati poi riconosciuti). Fu tra i primissimi a cogliere il significato forte dell’opera di Emilio Villa e di Edoardo Cacciatore, all’epoca espunti dalla storia letteraria, che trattò con saggi critici coraggiosi e lucidissimi. Fece incursioni giocose e rigorose nella lingua poetica napoletana, in particolare con Giuliano Longone, curando antologie comico-erotiche, nelle quali, assieme ai grandi della tradizione, comparivano raffinati giullari vernacolari, “folli” di talento rimasti anonimi, rimossi, segregati.

Video Poesia – Anus Libidinosa di  Stelio Maria Martini

Autore molteplice e di fortissima personalità si è spesso identificato, come accadeva nella temperie sperimentale degli anni ’50 e ’60, con gruppi, riviste, documenti, in quell’idea di “collettivo artistico” che fosse capace di mutare lo status quo. Le sue opere “Schemi (1962)” e “Neurosentimental (1974)” sono stati tra i primi romanzi collage del secondo Novecento italiano ed europeo, quando, con altri sodali napoletani (Luciano Caruso, Luigi Castellano, Mario Diacono, Giuseppe Desiato, Mario Persico) e italiani (Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Ugo Carrega) coltivarono l’oltranzismo del superamento della scrittura lineare e, con la poesia visiva, si lanciarono alla ricerca della poesia totale, dove parole e immagini divenivano un unicum artistico. Un’avanguardia delle avanguardie, che resta testimonianza di una sete di ricerca straordinaria, di una sperimentalità radicale, di una centralità napoletana in Europa e nel mondo.

Ti penso sulla tua nave, impassibile naufrago, (titolo di una importante e fortunata mostra e poi catalogo delle riviste sperimentali a Napoli negli anni ’60 e ’70, che ti fu suggerito da quello di un rotocalco, a commento della deriva a Venezia, sullo yacht in panne, del principe consorte della regina Elisabetta) che continui a rispondere ai miei perché polemici, furiosi, caotici con le tue battute spiazzanti, leggere, icastiche. In tanti ti dobbiamo tanto, Maestro!

 

Disclaimer: l’immagine di copertina di questo articolo è tratta dal sito web http://cinegrafica.altervista.org

A proposito dell'autore

Redazione
Google+

RACNA è una rivista sull'arte e i linguaggi della contemporaneità. Offre un affresco godibile e avvincente sull’arte contemporanea, e si propone come strumento di promozione e condivisione tra operatori e utenti. RACNA Magazine promuove iniziative volte alla valorizzazione dei giovani artisti e alla creazione di una rete sulla base di interessi comuni.