Dal 26 maggio al 10 settembre 2017 la York Art Gallery ospita i 16 artisti selezionati dal concorso internazionale di arte contemporanea Aesthetica Art Prize promosso dalla rivista Aesthetica magazine.

Articolo di Sabatina Napolitano.

L’Aesthetica Art Prize si sta imponendo come uno dei più prestigiosi premi d’arte contemporanea e da diversi anni promuove, a York in Inghilterra, una vivace panoramica di artisti da tutto il mondo, conosciuti e meno conosciuti ma altrettanto validi. Per l’undicesima edizione sono state scelte le opere di 16 artisti tra gli oltre 3.500 artwork inviati alla selezione. Pittura, fotografia, scultura, design, installazione e video indagano i temi dell’alienazione, della globalizzazione e della percezione dello spazio.
L’Aesthetica Art Prize  annovera tra i finalisti delle precedenti edizioni nomi come John Keane, Julia Vogl, Ingrid Hu, Marcus Jansen, Bernat Millet.

Dopo una visita agli incantevoli Museum Gardens di York ci sentiamo attratti da questa splendida struttura che è la York Art Gallery che ospita diverse mostre temporanee: fino al 1 ottobre 2017 una personale dedicata interamente a Henry Moore Of Beauty and Aesthetics, le ceramiche di Pablo Picasso dalla collezione Attenborough fino al 5 novembre. E, al secondo piano, alla Upper North Gallery, uno spettacolo d’arte contemporanea, con artisti provenienti da tutto il mondo: l’Aesthetica Art Prize.

Aesthetica Art Prize

Julio Bittencourt – Capsule Hotel

L’opera Limes in Jar, 2016 del giovane artista irlandese Stephen Johnston, classe ’87, appare da subito stimolante. Qual è il modo giusto per interpretare la realtà? Come la si interpreta? Stephen lo spiega cogliendo la vita degli oggetti chiudendola in vasi di vetro, oggetti comuni decostruiti in nuovi contesti: cibi che decadono lentamente. La morte degli oggetti muove riflessioni sulla loro vita e sul modo di percepire la realtà.

Aesthetica Art Prize

Sara Morawetz, How the Stars Strand, 2016

Una realtà che può essere definita cogliendo l’occasione di un sofisticato trompe l’oeil proposto dall’artista statunitense Dylan Martinez che in Untitled, 2016 indaga il movimento delle bolle d’acqua: non è uguale per tutti quelli che lo guardano. Martinez pensa che ciò che possiamo vedere può superare la visione reale.
Adam Niklewicz in Rigorous, 2016 rompe fortemente la poeticità con un gesto quasi surreale, la sua è una scultura concettuale nella quale la vita non è più rappresentata da oggetti chiusi in barattoli, ma due guanti da pugilato in vasi di vetro: l’arte del making art rompe ogni illusione.
Una nuova forza lascia spazio a considerazioni sulle ombre come in Shadowplay, di breadedEscalope. Quando metti l’indice sull’ovale le ombre delle dita vengono lanciate sull’opera come le lancette di un orologio.
Una seconda opera ammicca alla riflessione sul tempo, l’artista australiana Sara Morawetz ci presenta in How the stars Strand una performance realizzata nell’estate 2015, una sorta di Life on Mars di trentasette giorni spostando l’orologio al tempo di Marte. Tutte le scene sono girate alla Open Source Gallery di Brooklyn. Sara Morawetz riflette sull’idea che il tempo, così come lo spazio, è relativo e dipende dal contesto di riferimento; oggi non deve essere quello alienante della multimedialità, del paesaggio virtuale mostrato con la stupefacente e dettagliata installazione La macchina Nemesis di Stanza.

Adam Basanta, Curtain (white)

Dopo questo viaggio nel tempo e nello spazio, la filosofica installazione audio di Adam Basanta, Curtain (white), può generare un suono bianco con 240 cuffie auricolari alte 3 metri. E il video-documentario degli artisti inglesi Webb-Ellis, Pareti divisorie, si concentra sul sentire umano per connettersi al mondo delle emozioni e dell’empatia, svelandone i codici attraverso la natura per superare le barriere della solitudine e della memoria.

Alinka Echeverria e Julio Bittencourt mostrano due progetti sul mondo in parallelo: Alinka Echeverria con un reportage fotografico di alcune immagini di uomini e donne che hanno vissuto l’indipendenza della repubblica del Sud Sudan e Julio Bittencourt che per dodici anni si è dedicato all’interpretazione della relazione tra le persone e l’ambiente affrontando il problema della sovrappopolazione del mondo. Bittencourt realizza Plethora una serie di mini-story per esplorare come le persone vivono, sono occupate e come partecipano al mondo.

Emmanuelle Moureaux – I am here, particolare

Infine chiudiamo con Emmanuelle Moureaux, architetto francese che vive a Tokyo, con l’opera Io sono qui: 18.000 figure umane sospese in 100 colori in uno spazio di 3.3m². Moureaux durante una visita a Tokyo idealizza e sperimenta il concetto di shikiri cioè dividere lo spazio usando i colori. Al foyer del museo mi diverto coi i suoi “100 colori in 3.3m²” in un gioco di emozioni uniche e irripetibili. Il messaggio lanciato dall’artista sembra quasi quello di riproporre un’umanità piena di vita, dei colori di Tokyo e di tutta la gioia.

Info mostra

Premio d’arte contemporanea “Aesthetica” 
26 maggio – 10 settembre 2017
York Art Gallery, Exhibition Square; YO1 7EW

Gli artisti selezionati:

Adam Basanta
Adam Niklewicz
Alinka Echeverría
breadedEscalope
Dylan Martinez
Emmanuelle Moureaux
Jasmina Cibic
Judith Jones
Julio Bittencourt
Lesley Hilling
Maryam Tafakory
Sara Morawetz
Stanza
Stephen Johnston
Toby Dye
Webb-Ellis
In collaborazione con organizzazioni inglesi tra cui Aesthetica, Hiscox, York St John University, Arts Council England, York Museum Trustrs, Spectrum, Prestel, The Hepworth Wakefield

 

Per partecipare alle prossime edizioni del premio scopri come fare sul sito ufficiale