Ci sono luoghi dove non è usuale incontrare l’arte, luoghi dimenticati, da cui facilmente si fugge e in cui difficilmente si prova a creare delle alternative. Ed è proprio in questi luoghi, che l’arte e ancor più la street art, possono provare a squarciare la monotonia quotidiana e a smuovere gli animi assopiti. Non è però riqualificazione urbana, ma si tratta di un innegabile senso di rinascita che la partecipazione e l’attenzione del singolo, o di una pluralità di persone, possono generare in città, e soprattutto, in periferia e nei piccoli centri. E sono ancora più esaltanti i tentativi che nascono in comuni difficili dove parlare di cultura, o provare a fare cultura, non è semplice, anche se necessario.

Casapesenna, in provincia di Caserta, è sicuramente uno di questi. Quando circa un mese fa ho appreso che due street artist italiani, come Gio Pistone e Alberonero, avrebbero realizzato delle grandi opere negli spazi di una proprietà confiscata dallo stato, ho pensato che sì, era esattamente questo ciò che mancava.

Alberonero - Foto di Jessica Stewart

Alberonero – Foto di Jessica Stewart

‘La scelta è ricaduta su Gio Pistone e Alberonero perché c’era bisogno anzitutto di colore: non solo perché lo spazio era totalmente grigio, ma perché si è tentato di portare positività in un luogo contrassegnato da una storia negativa”, mi ha spiegato Jessica Stewart, curatrice dell’evento.
La villa, che apparteneva a Luigi Venosa, affiliato al clan dei casalesi, è soltanto uno dei tanti beni confiscati alla camorra (103, per l’esattezza) che Agrorinasce – Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza del territorio prova a trasformare in luoghi dove chiunque, in particolar modo i giovani, possano provare a fare cultura o a entrare in contatto con svariate forme artistiche.

Quale dialogo si innesca tra le opere realizzate dai due street artist?

Il loro stile è agli antipodi: uno è figurativo (Gio Pistone, ndr), l’altro completamente astratto (Alberonero, ndr), ma allo stesso tempo i loro lavori sembrano essere complementari. I due artisti non si erano mai incontrati prima e hanno lavorato insieme, per la prima volta, proprio a Casapesenna. Entrambi hanno compreso le problematiche del territorio e soprattutto del luogo in cui stavano dipingendo e l’intento è stato proprio quello di donare un significato completamente nuovo a questo spazio seguendo il filone della trasformazione, legato agli obiettivi di Agrorinasce.

Jessica Stewart ha abbracciato a occhi chiusi l’idea di Luca Palermo, storico dell’arte che collabora con il dipartimento di Lettere e Beni Culturali della SUN – Seconda Università di Napoli, curatore anche della mostra Ars Felix che ha inaugurato lo scorso 24 ottobre presso il Centro per l’Arte e la Cultura di Casapesenna e che sarà visitabile fino al prossimo 24 gennaio.
“La mostra raccoglie il fermento della produzione artistica degli anni ’70, il momento in cui gli artisti abbandonano lo studio per dedicarsi alla performance: in questo particolare periodo della storia dell’arte contemporanea sono proprio gli artisti i primi ad avviare nuove operazioni estetiche che dialogano con i luoghi, sviluppando non solo una nuova cultura, ma soprattutto una nuova socialità. L’intento attuale vuole essere proprio questo: provare a stimolare il territorio con la street art, con questa mostra e non solo. Del resto credo che le problematiche degli anni ’70 si ritrovino anche ai giorni nostri” mi ha detto Luca Parlemo.

Gio Pistone - Foto di Jessica Stewart

Gio Pistone – Foto di Jessica Stewart

Cosa differenzia questa mostra dalle altre?

Ognuno degli artisti coinvolti ha scelto di operare con una delle scuole del territorio, per cui durante questi mesi ci saranno diversi incontri, anche laboratori ali, e visite guidate per provare a educare e sensibilizzare i più giovani all’arte contemporanea, creando veri momenti di partecipazione’.

Importante è il ruolo giocato dalla SUN – Seconda Università di Napoli, che con il proprio contribuito mette in pratica gli intenti della terza missione, favorendo cioè l’applicazione diretta, l’impiego e la valorizzazione allo sviluppo sociale e culturale del territorio al di là della didattica accademica.
La linea della trasformazione viaggia con una metafora particolarmente appropriata in questi casi: quella della farfalla che lascia la prigionia del baco per volare lontano e in alto, esempio calzante per tutti i soggetti coinvolti in questo, come in altri progetti, ma soprattutto messaggio di vera speranza per chi crede fermamente che la comunità di Casapesenna, così come quella dell’Agro aversano possa e debba allontanarsi dagli annientamenti indotti dalla criminalità, riappropriandosi, finalmente, del proprio territorio.

E se è vero che l’intento dei miei articoli mira non solo a raccontare della street art campana in tutte le sue forme, ma soprattutto a invitare il lettore a vedere con i propri occhi quanto è stato realizzato, oggi è obbligatorio aggiungere questo tassello, non solo per amore dell’arte, ma per tutto il nobile impegno celato dietro la gran parte dei progetti che pian piano colorano la Campania.

Gio Pistone e Alberonero  - Foto di Jessica Stewart

Gio Pistone e Alberonero – Foto di Jessica Stewart

 

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