Evento mondano imperdibile, concentrato di idee, punto di riferimento per gallerie e collezionisti, luogo di studio e di discussioni che si prolungheranno fino al prossimo appuntamento, la Biennale d’arte di Venezia è uno degli appuntamenti immancabili per chi mangia “pane e arte”. Ma è anche uno stile di vita, un’aria che si respira semplicemente passeggiando per le calli di questa città già magica che, un anno sì e uno no, lo diventa ancora di più. Provvisti del biglietto “Arsenale + Giardini” siamo tutti lì pronti a dedicarci a una full immersion che preveda come uniche pause un pranzo, una pipì e un giro (sacro) al bookshop, dove acquisteremo anche quest’anno il nostro bravo chiletto di guida (breve per i più secchioni, che potranno così consultarla agevolmente durante la visita). Ma la cosa più bella è che durante la Biennale l’arte è davvero a portata di tutti. Anche chi il biglietto per la Biennale non l’ha fatto potrà entrare nel “mood” visitando la miriade di eventi collaterali e “OFF”: gallerie, fondazioni, spazi originariamente non devoluti all’arte si trasformano in luoghi d’esposizione e allestiscono mostre interessanti, dove scoprire artisti inediti o guardare in modo innovativo al lavoro di artisti già noti.
Noi ci siamo fatti un giretto rispettando il percorso di rito, ma deviando spesso dalla “retta” strada, passando dalla Biennale ufficiale a quella ufficiosa e viceversa.
Questo è ciò che abbiamo scelto per voi.

IN

“Sto Camminando, ma se fosse un sogno? Sto comunque camminando” Il video poetico e commovente di Enrique Ramirez

Ogni opera di Ramirez è al tempo stesso un documentario (si capisce esattamente cosa l’artista cileno voglia descrivere o raccontare) ma anche un luogo visivo di contemplazione. Un hombre que camina, la sua opera video presentata a questa edizione della Biennale d’Arte di Venezia, racconta del passaggio che ogni uomo ha fatto o dovrà fare, dal mondo dei vivi a quello dei morti. Tutto si svolge nel deserto di sale di Uyuni, in Bolivia. Durante la stagione delle pioggie, l’acqua si accumula sulle placche di sale in uno strato sottile: si crea così uno “specchio naturale” che riflette perfettamente il cielo e le nuvole. Grazie all’effetto ottico determinato da questa “magia atmosferica” sembra quasi che l’uomo mascherato, il protagonista del documentario, cammini sospeso in un cielo limpido e sconfinato. L’uomo rappresenta il diablo nortino che trascina dietro di sé gli abiti neri dei defunti verso il loro ultimo viaggio. Il cammino di quest’entità mascherata, umana e divina al tempo stesso, intrisa della tradizione europea e sudamericana, è il cammino che accomuna l’umanità tutta. Ed è incredibile come un tema così apparentemente cupo come quello della morte sia qui reso in modo semplice e meraviglioso. L’ultimo viaggio di ogni uomo, indipendentemente dal suo credo religioso, è fatto attraverso la luce e non è altro che la prosecuzione naturale di ciò che ci si lascia alle spalle.

DAVID – Guan Kiao

DAVID di Guan Xiao, quando l’opera diventa icona

David è un video con un motivetto vivace e apparantemente innocuo montato su tre canali. Il protagonista è l’opera d’arte per antonomasia: il David di Michelagelo. Il David in marmo e genio, quello originale, ma anche quello “posseduto” da chiunque lo voglia: l’immagine riprodotta sulle magliette, mostrata nelle fotografie dietro visi trionfanti dai tratti somatici più disparati, distorta dietro cartelloni pubblicitari e insegne di ristoranti con menù turistico. La mercificazione dell’arte, il contenitore vuoto formato da un simbolo che ormai dimentica la sua origine e le intenzioni che ne hanno determinato la creazione sono qui rinfacciate alla sociatà consumistica che sfrutta tutto senza remore. Anche una delle creazioni più sublimi dell’uomo.

Judith Scott

Judith Scott – l’arte non è abilità

Artista americana poliedrica perennemente affamata di forma e colore, Judith Scotth ha sempre portato al centro della sua opera la sperimentazione dei materiali, quali tessuti, carta, oggetti di uso quotidiano, pezzi di plastica. Un’oggetto diviene il centro intorno a cui l’artista americana costruisce un mondo: è quasi possibile percepire la sequenza delle idee, la favola la cui trama regola la scelta e la sovrapposizione dei materiali sull’oggetto. Ciò che ne deriva è tutt’altro dall’oggetto in sé ma contemporaneamente è anche rimasto esattamente lo stesso. Con semplicità disarmante, Judith Scott rappresenta l’evoluzione di un linguaggio, in una voglia di sperimentazione senza limiti.

Potrete trovare i tre artisti e le relative opere selezionate nella sezione “In” nell’esposizione all’Arsenale

OUT

Da Verifica 8+1 un’idea di“spazio” e testimonianza storica

Una full immersion nell’arte cinetica attraverso le opere di alcuni dei principali esponesti italiani, quali Alberto Biasi e Sara Campesan, in dialogo con le geniali creazioni dell’eclettico e incatalogabile Bruno Munari. La mostra “Alberto Biasi, Sara Campesan, Bruno Munari e Altri Amici di Verifica 8+1”, che ruota intorno a questi tre artisti “cardine”, intende essere uno sguardo “rinnovato” sul concetto di spazio, ma anche una testimonianza storica. Verifica 8+1 è infatti una associazione attiva a Mestre da quasi quarant’anni, durante i quali ha prodotto oltre 250 esposizioni fra collettive e personali, dotandosi di una cospicua collezione che ammonta a circa 450 opere.

Verifica 8+1 – “Alberto Biasi, Sara Campesan, Bruno Munari e Altri Amici di Verifica 8+1”
Fondazione Bevilaqua La Masa – Galleria di Piazza S. Marco
www.bevilacqualamasa.it

A Bonsay of My Dream – Wong Cheng Pou torna alle origini per sbrogliare la matassa di un mondo troppo complicato

Nell’antica Cina era consuetudine riprodurre in piccoli vasi un mondo immaginario e ideale di quiete e contemplazione. Dai piccoli alberi sotto ai quali, nella Cina di millenni fa, si potevano riconoscere personaggi mitologici e figure simboliche, parte il lavoro dell’artista Wong Cheng Pou, che si ispira, nelle sculture, fotografie e dipinti esposti, alle divinità descritte nel Libro dei Monti e dei Mari (Shan Hai Jing). Gli scenari surreali e fiabbeschi, a volte in modo inquietante, si cotrappongono a una società in tumultuosa trasformazione, in cui la funzione dell’uomo nel processo di sviluppo sociale è oggetto di riflessione.
“Il mondo diventa sempre più complicato – dice Wong Cheng Pou – quando sono libero vorrei andare in qualche posto in alto, sedermi lì a guardare le incantevoli montagne, soprattutto col chiaro di luna, quando le ombre argentee riflesse dalla calma dell’acqua sono completamente diverse da come sono di giorno: una fredda giungla di cemento. Non potrei non innamorarmi di questo scenario insondabile, richiamando alla mente le pagine del Shan Hai Jing in cui bizzarre creature si prendono cura dei mari e delle montagne”.

Wong Cheng Pou – “A Bonsay of My Dream”
Istituto culturale del Governo della Regione amministrativa speciale di Macao, Macao Museum of Art
Arsenale (di fronte all’ingresso della Biennale) – Campo della Tana, Castello 2126/A

Jan Fabre – ossa e vetro per una visione dell’arte che viaggia nel tempo

Con oltre quaranta opere realizzate nell’arco di quarant’anni, Jan Fabre ripercorre la sua ricerca creativa dalle origini fino ad oggi. Vetro e ossa sono i materiali principalmente, materiali accumunati dall’essere al tempo stesso duri e fragili, con i quali l’artista belga si è confrontato durante tutto il suo percorso creativo. In un rimando continuo alla storia dell’arte ( i pittori fiamminghi erano soliti miscelare ossa triturate con i colori) e locale (si pensi alla tradizione vetraia veneziana nota in tutto il mondo), l’artista ci porta a riflettere sulla vita e sulla morte ruotando attorno ad un tema centrale nella sua poetica: la metamorfosi.

Jan Fabre – “Glass and Bone Sculptures 1977-2017”
Abbazia di San Gregorio – Punta della Dogana
www.artivenezia.com

A proposito dell'autore

Project Manager

Alla formazione scientifica (studi in Medicina Veterinaria, prima in Inghilterra e poi in Italia) unisce l'insana passione per l'arte e la letteratura. Dal 2012 collabora con la casa editrice Marchese editore, occupandosi di pubbliche relazioni, promozione e creazione di eventi culturali. Nel 2013 fonda con alcuni collaboratori il blog "About M.E.", legato all'attività della casa editrice ma fin dall'inizio aperto a tutto ciò che è cultura, con particolare attenzione a ciò che succede sul territorio campano. Ama i cappelli, Dostoevskij, e il té delle cinque.