Intervista a Davide Brioschi, selezionato per il programma Muri d’Autore, rassegna che anima il cuore del centro storico di Salerno, tra poesia e street art.

L’ultimo lavoro realizzato da Eremita, al secolo Davide Brioschi, a Salerno mi ha ricordato una citazione della settima ode delle Olimpiche di Pindaro, nella quale il poeta greco, in riferimento all’avanzata ingegneria meccanica sviluppatasi sull’isola di Rodi, scriveva:

Le figure animate stanno ritte
adornano ogni via pubblica
E sembrano respirare nella pietra

Sembra che tutti gli abitanti di Salerno respirino, infatti, non solo la seconda facciata realizzata in città, ma l’intero territorio, stimolato, dalla partecipazione di numerosi street artist e artisti locali per Muri d’Autore, programma di rigenerazione urbana promosso dalla Fondazione Alfonso Gatto.

Quello che sta accadendo alle Fornelle – mi racconta Davide Brioschi è qualcosa di straordinario. È senza dubbio un merito da riconoscere agli ideatori, oltre che agli artisti che vi partecipano. Per la prima volta in un centro storico la poesia ospita il muralismo e la street art in una fusione visiva unica, con l’intento di far rivivere il luogo, e non solo; personalmente penso che donare delle opere murali al quartiere significhi metterlo in contatto diretto con l’arte e la bellezza. Un luogo che fino a pochi anni fa era considerato un quartiere popolare difficile, sebbene sia il cuore della Salerno storica, il cuore della poesia di un grande autore come Alfonso Gatto. Un quartiere abitato da persone veraci, con una grande umanità. Per me è stato un enorme piacere scoprirlo e vedere che gli stessi Pino, Valeriano e Filippo (gli organizzatori, ndr) interagiscono come in una famiglia allargata dove, per diversi giorni, ho sentito anche io di farne parte

Davide Brioschi - Una stagione all'inferno

Davide Brioschi – Una stagione all’inferno

Si intitola L’estasi di Dafne l’opera che ha realizzato sulla grande parete del quartiere Fornelle, un lavoro che mi ha incuriosita e portata a chiacchierare con l’artista sul suo significato e sull’intera produzione artistica.

Come è nata l’idea di dipingere questo volto meccanico di donna?

Per quanto io creda non si possa dare una spiegazione pienamente razionale al processo creativo, proverò a rispondere. Cerco sempre di abbandonarmi a un flusso di idee talvolta anche discordanti fra loro, per arrivare a sintetizzare l’immagine o illustrare un concetto. Più che su una idea, lavoro su una serie di frammenti di idee. In questo caso, passeggiavo per il centro storico di Salerno, dove si possono trovare molti riferimenti alla Scuola Medica, che è stata una tra le prime università d’Europa. Dal momento che stavo già lavorando alle mie contrapposizioni tra interno ed esterno, mi è venuto spontaneo immaginare un corpo che rivelasse il proprio interno fantastico e desse l’idea di emergere dal fondo del quartiere in cui mi trovavo. Ma allo stesso tempo volevo che fosse una citazione del mito di Apollo e Dafne e un riferimento al concetto di trasformazione. Che era poi ciò che stava avvenendo in quel momento, in quel luogo.

Davide Brioschi - Estase di Dafne

Davide Brioschi – Estase di Dafne

Come ti sei sentito a lavorare per la prima volta a quell’altezza?

Non avevo mai dipinto una superficie tanto estesa ma ho deciso di accettare. È accaduto tutto in modo molto spontaneo, quasi casuale. Una mattina incontro Filippo, Pino e Valeriano, della Fondazione Alfonso Gatto. La loro idea di fondere poesia e street-art mi ha subito entusiasmato e ho deciso di prendere parte al progetto. Dopo varie passeggiate d’ispirazione, abbiamo individuato la superficie e di lì a poco ho cominciato. Sembrerà paradossale, ma se mi chiedi di affacciarmi da un terrazzo al quarto piano mi assale un senso di vertigini, e non riesco a stare in piedi. Ho dovuto vincere la paura del vuoto per poter dipingere sospeso a quindici metri di altezza. Il pensiero di non farcela è andato avanti per tutta la murata, mentre continuavo a dipingere. Alla fine mi sono reso conto che sono andato avanti con una certa foga. È stata un’esperienza fantastica che spero di ripetere presto.

I tuoi ultimi lavori sono caratterizzati da un forte elemento umano e meccanico insieme. Quale messaggio o quale ispirazione si cela dietro questa fusione?

Probabilmente è l’indagine introspettiva dell’uomo tecnologico, che crea nuovi strumenti per superare i propri limiti e aumentare la realtà. La tecnologia ha sempre rappresentato il prolungamento dei nostri sensi, l’estensione del nostro corpo, così come l’asta a cui lego il pennello mi permette di estendere il gesto in uno spazio più ampio. Credo derivi da questo. Cosa io cerchi di comunicare è una delle domande che mi pongo più spesso. Anche se non è mia intenzione soffermarmi solo su un tipo di messaggio o dover per forza di cose comunicarne uno. Questo è un ruolo che compete ai pubblicitari, non agli artisti. Sicuramente mi preme trasmettere una certa energia in chi osserva, una tensione, che contrappone e mette in relazione l’interno con l’esterno. Del resto penso che fissare un’opera voglia dire anche guardarsi dentro. Non mi ispiro a qualcosa di preciso, piuttosto cerco di farmi ispirare da qualsiasi cosa. Sostanzialmente cerco di fondere le esperienze che maggiormente hanno influenzato il mio percorso, per riuscire a dare vita a uno stile originale e a una visione strettamente personale.

Davide Brioschi - Estase di Dafne

Davide Brioschi – Estase di Dafne

Quando hai iniziato a dipingere in strada?

Nel novembre del 1998, quando frequentavo l’istituto d’arte ad Avellino, un po’ per gioco, un po’ per sfida. Devo ammettere che all’inizio non avevo coscienza del dipingere, quanto dello scrivere, scrivere la mia tag in forma di lettering. Disegnavo dove capitava, spesso in luoghi appartati, distanti dal centro cittadino, e lo facevo quasi sempre in coppia o in gruppo. Graffitismo selvaggio e nient’altro. Il termine street art non era ancora stato coniato dalla critica, internet non era alla portata di tutti, e tenersi informati su quanto accadeva in giro, su come si stesse evolvendo il fenomeno nelle altre città era cosa abbastanza difficile.

Quando ho chiesto a Davide Brioschi di aggiungere qualcosa, qualsiasi cosa, la sua chiosa è stata questa: “Non posso fare a meno di ringraziare Teresa Sarno, artista, compagna e amica formidabile che da tempo è al mio fianco

Anche i lavori di Teresa Sarno sono visibili nel quartiere Fornelle, così come la prima facciata realizzata nell’ambito del programma Muri d’Autore da Carlos Atoche. Del resto già l’anno scorso la Fondazione Alfonso Gatto aveva portato la street art in città, puntando su Alice Pasquini, che ho incontrato in quell’occasione. Vi invito perciò a recarvi a Salerno per vedere i numerosi artisti all’opera, oppure per una visita guidata che potrete effettuare contattando la Fondazione Alfonso Gatto.

Per i futuri lavori di Davide Brioschi non può esserci, invece, alcuna prevedibilità, ma i luoghi che lo ispirano sono tanti, il flusso continuo e la voglia di continare a dipingere pure.