Venerdì 19 febbraio, presso la Biblioteca del Museo Nitsch, si è inaugurata la mostra The Language of Diversity, dell’artista turco Ekrem Yalçındağ. La mostra, visitabile fino al  19 marzom 2016, è stata preceduta da una breve conferenza a cui ha preso parte anche Hermann Nitsch, di cui Yalçındağ è stato allievo alla Städelschule di Francoforte.

Articolo di Giuseppe Spena

 

Ekrem Yalçındağ

Ekrem Yalçındağ all’opera – frammento video

La personale di Ekrem Yalçındağ si compone di una ventina di opere – dipinti su tela e alcuni disegni – e di una proiezione video in cui viene illustrato il modus operandi dell’artista. I dipinti consistono in alcune tele circolari, che rimandano alla tradizione sufi, e in altri quadri, che si caratterizzano per la proliferazione di motivi floreali sull’intera superficie dell’opera.

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Come ben illustrato da Hermann Nitsch nella conferenza introduttiva, il lavoro di Ekrem Yalçındağ si basa su una concezione dello spazio tipica delle tradizioni orientali. Uno spazio dilatato, espanso, la cui rappresentazione, necessariamente, non può essere di tipo prospettico. Sebbene alcuni elementi dell’opera di Ekrem Yalçındağ potrebbero far pensare a dei punti di contatto con la Op Art, ci sono, in realtà, delle differenze significative. Tutte le ricerche avvenute nell’ambito della Op Art, così come in quello dell’Arte Cinetica e Programmata, si avvalevano della conoscenza dei meccanismi percettivi, retinici (The Responsive Eye), mentre i lavori di Ekrem Yalçındağ rimandano alla psicologia del profondo, all’estasi, alla mistica sufi.

Ekrem Yalçındağ
Non a caso anche il processo realizzativo delle opere di Ekrem Yalçındağ , ben illustrato nella video-proiezione inclusa nella mostra, si differenzia rispetto a quello degli artisti Op Art: per questi ultimi il momento cruciale della realizzazione delle opere era quello progettuale, che consisteva, appunto, nell’applicazione (e nella variazione) dei principi percettivi, mentre per Yalçındağ prevalgono gli aspetti “rituali” del fare pittura, l’hic et nunc, la cura e il piacere sensuale con cui la materia viene plasmata.
Forse alcuni punti di contatto, diremo, “fenomenici”, tra l’opera di Yalçındağ e altre correnti artistiche europee, sono quelli con l’Arts and Craft o lo Jugendstil, ma ciò non sorprende, dato che, come è noto, questi movimenti furono influenzati, più che altro in alcuni aspetti stilistici, dalle tradizioni orientali.

Ekrem Yalçındağ

 

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