Articolo di Angela Mallardo.

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Chiara Reale, Angela Mallardo e Elsa Evangelista

Lo scorso 28 novembre, Napoli e il suo storico Conservatorio sono stati il teatro per la presentazione della “Italian Opera Academy” di Riccardo Muti, il celebre direttore d’orchestra che proprio da Napoli ha iniziato la sua folgorante carriera musicale. È questa la seconda edizione dell’Accademia, diretta da Muti, che ha l’intento di trasmettere a una nuova generazione di professionisti dell’Opera tutti gli insegnamenti che lo stesso Riccardo Muti ha ricevuto dai suoi illustri maestri, e tratterà della “Traviata”, la grande opera della produzione romantica verdiana. L’evento, fortemente voluto dalla direttrice del Conservatorio San Pietro a Majella Elsa Evangelista, ha coinvolto gli studenti dei Conservatori di diverse province italiane oltre a un foltissimo pubblico di appassionati, che hanno ascoltato rapiti e divertiti la lectio magistralis del maestro che non ha lesinato gustosissimi aneddoti e brillanti interazioni con il giovane pubblico presente in sala e sul palco, compresi i bambini del neonato coro delle voci bianche. La performance è iniziata con un minuto di raccoglimento richiesto dalla direttrice in omaggio a Luca De Filippo e si è conclusa con il dono di una lettera autografa di Giuseppina Strepponi a Giuseppe Verdi, passata dalle mani di un giovanissimo allievo del Conservatorio a quelle di Riccardo Muti visibilmente sorpreso e commosso. La direttrice Elsa Evangelista, al suo quinto anno di dirigenza della prestigiosa istituzione musicale partenopea, con grande determinazione e raffinata sensibilità, sta governando una nuova stagione di vitalità e valorizzazione del patrimonio artistico culturale e delle eccellenti risorse umane e materiali dello storico Conservatorio. Diplomata in Pianoforte, Organo e direzione d’orchestra presso il Conservatorio di Napoli, agli esordi è stata una delle prime donne in Italia a dirigere un’orchestra. Ha insegnato direzione di coro presso il Conservatorio San Pietro a Majella fino al 2011, quando ne è diventata direttrice. Elsa Evangelista rappresenta una svolta storica per il conservatorio San Pietro a Majella, collocandosi tra le protagoniste dello scenario culturale italiano contemporaneo. A lei abbiamo rivolto alcune domande.

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Riccardo Muti con Elsa Evangelista – Fotografia di Roberto Conte

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Riccardo Muti – Fotografia di Roberto Conte

Il San Pietro a Majella è uno dei più prestigiosi Conservatori del mondo e ha con la città di Napoli un legame fortemente identitario. Ci aiuta a ripercorrerne la genesi?
Napoli nel mondo non viene ricordata per il segno, ma viene ricordata per il suono. Già dall’epoca del Grand Tour, Napoli fu assunta quale capitale europea della musica. A partire dal 1535 furono aperti collegi musicali dove venivano raccolti bambini dalla strada per farli studiare canto e contrappunto, bambini che sono poi diventati i vari Durante, Pergolesi , Paisiello, compositori che hanno studiato negli antichi conservatori che progressivamente però sono stati chiusi. Agli inizi dell’ottocento il San Pietro a Majella eredita i beni dei 4 conservatori e diventa Real Conservatorio di Musica. Per questo la Biblioteca del San Pietro a Majella è la più importante al mondo sia per le partiture autografe sia per la parte museale con gli strumenti e i cimeli che sono appartenuti a tanti illustri musicisti, Cimarosa, Paisiello, come il fortepiano, ad esempio. Ma ancora la scuola pianistica napoletana, partita da Napoli con Thalberg e diffusa finanche a San Pietroburgo, è nata in questo Conservatorio, come anche la scuola napoletana di composizione presso cui si sono recati autori da tutto il mondo, come Mozart ad esempio. Negli anni successivi poi sono venuti in questo Conservatorio per motivi di studio Liszt, Giuseppe Verdi e tanti altri.

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Lei è la prima donna napoletana alla guida di questa prestigiosissima istituzione musicale. Quali difficoltà ha incontrato, se ne ha incontrate, nel rivestire un ruolo di così grande impegno e responsabilità?
È sicuramente un ruolo più maschile che femminile, che richiede un carattere forte, ma io, essendo stata una veterana della direzione d’orchestra, sono abituata a rivestire ruoli considerati maschili. È sicuramente più faticoso dirigere un Conservatorio complesso come questo del San Pietro a Majella, perché non è solo una scuola, ma è un Conservatorio storico, che ha una Biblioteca, un Archivio storico, il Museo degli strumenti antichi.

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Ultimamente, lei sta affiancando alla funzione didattica anche una progressiva azione culturale, di valorizzazione di questo grande patrimonio, intessendo anche collaborazioni con altre istituzioni e aprendosi molto alla città. Quali sono gli obiettivi di questa mission?
Il Conservatorio è molto conosciuto all’estero, ma non è conosciuto da tutti, per questo ho voluto questa grande apertura. Ultimamente ho stipulato convenzioni con diversi Conservatori nel mondo, come quello di Corfù e quello di San Pietroburgo, con i quali attivare scambi culturali e didattici per i nostri allievi, perché gli studenti hanno bisogno di mettere in pratica ciò che apprendono con il confronto. Come pure le rappresentazioni in scena e in costume permettono loro una resa degli apprendimenti totalmente superiore. L’artista è il primo manager di se stesso e per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro ho istituito il Corso di Management dello spettacolo e anche il Master in Beni musicali collegato alla nostra Biblioteca, dove i nostri ragazzi si formano per essere in grado di occuparsi di una biblioteca storica. Nel segno della continuità con il passato, ho poi pensato di istituire il Coro di Voci Bianche, perché nel 1500 la musica nasceva proprio con i bambini che venivano educati al canto e al contrappunto, così oggi, istituendo questa antica forma di Coro, riprendo l’antica tradizione dei Collegi di musica.

Elsa Evangelista
Tra le altre iniziative avviate di recente c’è l’esperienza editoriale. Come nasce questa idea?
Tenevo molto che il Conservatorio diventasse editore. Sono nate così le Edizioni San Pietro a Majella. Le prime pubblicazioni sono state legate alle mostre che noi allestiamo nella sala Riccardo Muti, in occasione dei grandi anniversari, come per Verdi nel 2013, per Jommelli nel 2014 e prossimamente per Paisiello. Ma anche in occasione di Convegni di studio. Finora abbiamo curato sei pubblicazioni, mentre la prossima sarà la “Fantasia per fagotto su temi del Trovatore” che per la prima volta darà visibilità anche alle partiture.
Questo è un Conservatorio che ha lanciato nel mondo grandi talenti in tutte le sue epoche. Com’è la situazione attuale in quanto a capacità artistiche degli allievi?
Anche questa generazione di allievi è molto ricca di talenti in tutti i campi, strumenti, canto ecc. e, contrariamente a quelle che possano essere le tendenze, noi abbiamo ogni anno moltissime richieste di iscrizione anche dall’estero sia per l’eccellenza dei docenti, sia per il prestigio del Conservatorio, sia per il ventaglio di attività che offriamo, ma purtroppo non possiamo accontentare tutti. Un’altra operazione importante è stato creare il “Premio San Pietro a Majella” per riportare in questo luogo i grandi professionisti che hanno dato lustro al nome del Conservatorio, come ad esempio ne è stato insignito Riccardo Muti che si diplomò in pianoforte in questo Conservatorio nel 1962 sotto la direzione del maestro Vincenzo Vitale. Un altro nostro punto di forza è “l’Associazione Amici del Conservatorio” che affianca l’organizzazione delle attività del Conservatorio ed è composta da tantissime persone che seguono e amano il Conservatorio.
Il legame del maestro Muti con Napoli, grazie a lei, si sta rinnovando e intensificando. Come vive questo successo?
Riccardo Muti ha ricevuto a Napoli una formazione che lo ha poi lanciato verso le platee del mondo intero, come è successo per tanti altri grandi artisti. Per questo motivo abbiamo intitolato a lui una Sala, lo abbiamo insignito del Premio e lo invitiamo sempre per i grandi eventi che di anno in anno allestiamo. Sarà Riccardo Muti, il prossimo anno 2016, ad inaugurare le celebrazioni per il bicentenario della morte di Giovanni Paisiello.

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