Dopo quattro settimane di esposizione, si è chiusa Elle, prima mostra personale di Marco Ghidelli, nella galleria Entracte di Corso Vittorio Emanuele a Napoli. Per chi non lo conoscesse, ricordiamo che il casertano Ghidelli è un affermato fotografo di scena che, formatosi nel foto-reportage giornalistico, in dieci anni di carriera ha lavorato per registi e interpreti del teatro come Mario Martone, Joël Pommerat, Anatolij Vasiliev, Elio Germano, Andrea Paciotto, Giuseppe Bertolucci, Anna Bonaiuto, Carlo Cerciello, Toni Servillo, John Turturro, Luca De Fusco, Andrea Renzi, Mario Gelardi, Arturo Cirillo, tra Italia, Francia, Russia.

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È stato proprio mentre, per lavoro, osservava e cercava di immortalare coi suoi scatti le danze, i movimenti, la vita recitata degli attori del palcoscenico che Ghidelli si dev’essere accorto dell’impossibilità di catturare in un singolo fotogramma l’intera essenza della vita. Prima uno scatto, poi un altro, poco per volta questo progetto ha preso vita fino a prendere coscienza di sé, fino alla nascita di questa affascinante mostra d’arte. Le figure fotografate, tutte rigorosamente femminili, emergono dal buio – il buio scenico, il buio dell’informe – come un’idea neoplatonica, emblematiche come arcani: sono madonne luminose e pure, sono donne demoniache, primordiali e distruttrici, sono donne grottesche dionisiache gaudenti, sono il Doppio, donna e uomo insieme, sono dolenti e pesanti, sono leggere e piene di grazia. Ma non prendono mai una forma definita. Ghidelli non cerca la definizione, la nitidezza, la luce e il colore patinati, da rivista alla moda, in aperta polemica con la moderna concezione della fotografia, vittima più che padrona del supporto digitale, che la rende tanto perfetta da risultare fredda, falsa, irreale, morta. Così come escono, lampeggianti, dal buio, queste figure costantemente vi ritornano in un momento unico che è tutti i momenti della vita insieme, passato, presente, futuro: è l’epifania fotografica della decostruzione metafisica della presenza, così come concepita da Jacques Derrida.

Linda Dalisi - Il silenzio della ragione

Linda Dalisi – Il silenzio della ragione

 

Le figure nelle fotografie di Ghidelli lottano contro il buio per ribadire una loro presenza forte, affermativa e definita nel mondo, ma non ci riescono: i loro movimenti, le loro corruzioni, decadenze – perpetue morti e risurrezioni – sfumano in linee e ombre indefinite, fantasmi che tornano in quella tenebra caotica che è la realtà “bergsoniana” della materia mutevole. Proprio in questa perenne lotta per affermarsi e non scomparire, “guizzo nella memoria e nel dolore, nel risveglio dello spazio e della luce, nel desiderio e nel movimento”, secondo le parole di presentazione di Paola Servillo, sta l’essenza vitale di queste figure.

Toni Servillo - Le voci di dentro

Toni Servillo – Le voci di dentro

La tentazione degli scettici a questo punto della lettura sarebbe quella di immaginare le opere esposte in Elle come delle foto fatte male, abborracciate e sfocate. Invece nella loro realizzazione c’è, ed è evidente, una cura grandissima. Guardando le foto dell’attrice e danzatrice Nauen Park, si nota, anche più che guardando le altre, la ricerca e la predilezione di Ghidelli per le sfumature più espressive, dinamiche e suggestive, valorizzate da una resa pittorica del colore e dell’atmosfera (tanto pittorica da ricordare i maestri della pittura del Seicento), grazie anche al lavoro dei grafici Giovanni Cioffi e Luigi Fedullo, fondamentali per la resa delle fotografie sui supporti scelti, come la delicata carta cotone.
Il successo critico e di pubblico di Elle ci spinge a esortare il timido e schivo, ma sensibile e valido, Ghidelli a proseguire il suo lavoro e le sue ricerche e continuare a promuoverle in futuro.

Nauen Park - artista coreana

Nauen Park – artista coreana