Performance di Rosy Rox alle scale di Montesanto: un Monumento di Passaggio

Le arti performative a Napoli possono rendere la città un’icona dell’arte contemporanea e Rosy Rox, con il suo Monumento di Passaggio alle Scale di Montesanto, performance tenutasi il 2 giugno a chiusura della manifestazione Maggio dei Monumenti, ha senz’altro ottemperato a questo compito egregiamente.

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Da un corpo declinato sotto la voce nudo artistico, alla performance vera e propria il salto è stato breve, attraversando già comunque le sue “azioni” come momenti di elevata tragicità, dalla donna prigioniera alla morte/rinascita.

Questa volta la scenografia è diventata parte essenziale dell’opera e gli spettatori, come archetipo del popolo, hanno risalito la scalinata storica – in un tramonto caldo, seguito ad un breve acquazzone – in cerca della verità e della dea madre, statua di gesso in una città ancora indifferente.
I sentimenti del popolo sono difficili da contenere, soprattutto quando i fotografi e i cineasti, professionisti o improvvisati, si “meritano” la prima fila per immortalare il miracolo, il fenomeno, l’accadere del gesto e della riflessione. Eppure solo un applauso liberatorio ha sciolto la tensione che aumentava palpabile a ogni gradino.
L’attesa diagonale, la linea di gesso che divide la prima lunga rampa, in questo tempo post-elettorale, in una destra e sinistra equivalenti, ma già affettuosamente lontani dal centro marcato.
La rabbia e il dolore, gesti simbolici e ieratici, ripetuti contro la folla osannante, sembrano designare qualcuno, incluso il sottoscritto, colpito in pieno dalla furia di un gessetto, già consapevole del successivo ruolo sacerdotale di profeta.
L’attenzione raccolta, l’empatia verso i figuranti, neri come le pietre laviche della nostra città, persi in un altrove indifferente fino alla pretesa partecipazione, appunto emotiva, alla colata di gesso lungo le pareti, delle ultime rampe, quelle simmetriche. Lacrime di gesso della divina Rosy Rox, per una città che ha smarrito la solidarietà e la socialità come valore fondativo storico.
L’indifferenza diventa incontro, sguardo verso un futuro e verso lo splendido scorcio di città, mentre il pubblico guarda ancora il dito, invece della luna piena che sorge in quel momento rosata, e infine l’attraversamento, la completa perdita di barriere e il trascinamento verso il meritato buffet.

bio Rosy Rox

Rosy Rox è nata a Napoli nel 1976, dove vive e lavora. Scultura, installazione e performance sono i principali linguaggi utilizzati nella sua ricerca artistica. Dal 2015 è docente di Tecniche Performative all’Accademia di Belle Arti di Napoli e dal 2011 lavora al progetto partecipativo in progress Il dono che, con il coinvolgimento di realtà sociali differenti, coniuga ed elabora il rapporto tra vissuto e arte.
Nel 2012 ha vinto il premio “Un’opera per il Castello” con l’opera permanente Tempo Interiore. Tra le ultime performance ricordiamo: Con-Tatto, Byblos Art Hotel |Villa Amistà, Verona (2015); La Robe, museo Madre, Napoli (2012), Please return to you, CIAC Centro Internazionale per l’Arte contemporanea, Roma (2011).

A proposito dell'autore

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Manlio Converti, psichiatra, blogger, magato dalla cultura e dall'arte come continua innovazione e sperimentazione, come è la vita, nato nel 69, completa i suoi studi professionali col massimo dei voti nel minimo tempo necessario, laureandosi a 23 anni in medicina. Lavora stabilmente presso la Asl Napoli 2 nord, ma soprattutto perora cause civili e sociali, ancorchè in Italia siano finora perse, come i diritti gay, per egoismo, quelli delle donne e dei migranti, per altruismo, quelli dei sofferenti psichici, per dovere professionale, quelli dell'ambiente, per dovere naturale, quelli degli artisti napoletani e della relativa città conurbata, per patriottismo europeo.