Articolo di Annamaria Restieri, foto di Angelo Marra.

Eccomi qui, giunta alla fine dell’esuberante weekend bolognese dedicato alle nuove tendenze dell’arte, non posso far altro che confermare l’esito positivo ottenuto dall’associazione Yoruba diffusione arte contemporanea con il progetto “28mq. Fai spazio al tuo stile” che si è posto come obiettivo quello di portare l’arte in tutte le case.

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Come tanti altri visitatori anch’io sono rimasta incuriosita dallo stand Youruba che, ben distante dall’aspetto scarno e sofisticato tipico delle gallerie d’arte, si è distinto per un’offerta curatoriale originale e perfettamente in linea con il mood della SetUp art fair, giunta con coraggio alla terza edizione.
Già la presenza di alcuni oggetti e la disposizione di un primo gruppo di opere sulla parete esterna delimitante lo stand, sono un preannuncio del tema ispiratore del progetto, ovvero la centralità del consumo nella società contemporanea messa in rapporto con la poeticità e il valore intrinseco della creazione artistica.“L’arte – dichiara Federica Zabarri – è al di fuori di certi meccanismi merceologici e al suo interno la definizione di valore non segue la classica funzione domanda/offerta, ma gli acquirenti sono pur sempre persone che cedono al desiderio di possedere un dato elemento per soddisfare un proprio bisogno”.

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Per appagare questo desiderio, Yoruba ha ottimizzato la fruibilità dello spazio all’interno del quale ogni oggetto è acquistabile, così come le opere degli artisti, diventano accessibili a tutte le tasche, il tutto sullo sfondo di un ambiente espositivo che riprende il tipico arredamento informale e il classico codice pubblicitario Ikea: mobili in legno chiaro, punti luce dai colori caldi, cartellini, gadget, taccuino e matita per scegliere l’artista a noi più congeniale.

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All’interno, le creazioni di sedici artisti realizzate con tecniche diverse, sono sapientemente disposte tra le alte pareti bianche: salta all’occhio il grande Paesaggio deframmentato del giovane artista campano Paolo Bini e che ben si accorda ai cromatismi scultorei di Vincenzo Frattini, per poi proseguire con le sospensioni figurali di Giovanni Alfano, le texture urbane di Mary Cinque, la pittura segnica di Gennaro Branca, i ricordi e i luoghi interiori di Roberta Montaruli, la sottile ironia e l’effetto di straniamento dato dalle opere di Stefano W. Pasquini, le stratificazioni memoriali di Giorgio Pignotti, le affascinanti donne armate di Lucia Lamberti, le decostruzioni di Zino, le ibridazioni architettoniche di Danilo Busia, l’essenzialità pittorica di Michele Attaniese, la commistione tra mitologia e realtà contemporanea effettuata da Alice Andreoli, gli scatti narrativi di Paolo Angelucci, le avventure fumettistiche di Sfiggy, alter-ego dell’artista Alessio Bolognesi ed infine le sculture incentrare sul tema del cibo e della nutrizione della giovane artista ferrarese Giulia Bonora.

 

Il risultato è quello di un ambiente conviviale e familiare, che punta sulla fruibilità e sulla possibilità di interagire con le opere, osservarle da vicino e confrontarsi con gli artisti. Del resto la società attuale deve abituarsi ad intendere tale settore meno inaccessibile e oscuro, ma più libero, chiaro e alla portata di tutti, sia da un punto di vista concettuale che economico. “La cosa ultima – scriveva Chopin – è la semplicità. Dopo che si è suonata una vasta quantità di note, e poi ancora tante note, è la semplicità che emerge come il premio incoronante dell’arte”.

 

Altre immagini da SetUp Art Fair, la fiera dell’arte indipendente giunta alla 3a edizione (leggi anche questo)

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