Se veniva chiamata “Tinissima” ci sarà stato un perché. E i “perché” nella vita di Tina Modotti erano molti. Stiamo parlando non solo di una fotografa di fama internazionale, ma di una passionaria, musa ispiratrice del teatro e del cinema, modella, attivista politica, che diverse volte nel corso della vita si è battuta, è caduta e si è rialzata. Dal 29 novembre 2014 fino all’8 marzo 2015 il Centro internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona celebra Tina Modotti con una retrospettiva realizzata dall’associazione culturale Cinemazero.

20141130_142206

La vita di Tina Modotti inizia a Udine nel 1896 e prosegue in America, dove raggiunge il padre immigrato a San Francisco. Da San Francisco si sposta poi a Los Angeles, dove vive con il pittore Roubaix de l’Abrie Richey, soprannominato Robo nel 1918. In questa città entra a piccoli passi nel mondo del cinema insieme al marito, tramite il quale conosce il fotografo Edward Weston, che diventa il suo punto di riferimento. Tina si presta come modella alla macchina fotografica di Weston, mentre il fotografo le impartisce lezioni di fotografia. Segue poi ancora uno spostamento, stavolta a Città del Messico, per seguire il marito Robo che poco dopo muore per aver contratto il vaiolo.

20141130_151128

La Città del Messico degli anni ’20 del ‘900 è agitata dai moti rivoluzionari del comunismo ed è culturalmente frizzante grazie a personalità del calibro di Diego Rivera e Frida Kahlo che velocemente entrano in contatto con Tina. Tina Modotti non è immune al fascino sovversivo e instaura relazioni con i rivoluzionari Xavier Guerrero, Julio Antonio Mella e Vittorio Vidali, e alla fine degli anni ’20 diventa la fotografa ufficiale del movimento muralista messicano, immortalando i lavori di José Clemente Orozco e di Diego Rivera. Espulsa dal Messico per motivi politici, Tina Modotti abbandona la macchina fotografica. Ritorna in Europa e poi a Mosca, dove entra nella polizia sovietica.

20141130_142345

Quando scoppia la guerra civile spagnola Tina è con il rivoluzionario Vittorio Vidali impegnata nei soccorsi. Finalmente nel 1939 ritorna provata in Messico che considerava la sua casa. Muore di infarto il 6 gennaio del 1942 in circostanze misteriose in un taxi che la riportava a casa, dopo una cena con l’amico architetto Meyer.
La mostra viaggia sotto la frase-cappello formulata da Modotti: “Sempre, quando le parole “arte” e “artistico” vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo… Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente perché io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni.” (Sulla fotografia).
La sua onestà fotografica viene fuori in ogni scatto, in maniera inscindibile dalla sua persona. Anche nelle prime foto realizzate durante la formazione con Weston non si ha l’impressione di scatti timorosi ma di una piena consapevolezza e fierezza. Volumi pieni e definiti, come nel caso dell’assolato Cactus in terra messicana. Con un grande autocontrollo immortala il viso esanime dell’amato Mella, spentosi tra le sue braccia in un agguato. L’inquadratura obliqua della macchina da scrivere di Mella (Messico, 1928) con un passo tratto da un libro di Trockij diventerà una delle sue foto più celebri.

20141130_152039

La condizione femminile messicana è riprodotta negli scatti della Modotti, sempre veritieri e reali. Il suo talento fotografico ad un certo punto della sua vita aveva lasciato il passo al fervore politico, ma le sue foto parlano di una donna straordinaria, che ha voluto mettere in luce il reale, costantemente dominata da una profonda umiltà. Giacomo Leopardi avrebbe detto: “È curioso a vedere, che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco merito”. Grandissima Tina!

20141130_151954

info mostra

La mostra, realizzata da Cinemazero e curata da Riccardo Costantini, ripercorre l’intera vita di Tina e ne ricostruisce sia la sua straordinaria esperienza artistica – che la vide prima attrice di teatro e di cinema in California, e poi fotografa nel Messico post-rivoluzionario degli anni venti – sia la sua non comune vicenda umana.

TINA MODOTTI. RETROSPETTIVA
Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri – Cortile del Tribunale (Piazza Viviani) – Verona
Fino all’8 marzo 2015
da martedì a domenica dalle 10 alle 19 (chiusura biglietteria 18.30) – Lunedì chiuso
info:
http://scaviscaligeri.comune.verona.it/

A proposito dell'autore

Collaboratore

Laurea con lode in Comunicazione con una tesi sui musei d’arte contemporanea_Caso Napoli. Nel 2007 lavora a Liverpool presso il dipartimento di Marketing e Comunicazione dei National Museums. Corso di perfezionamento in Management Culturale presso la Fondazione Fitzcarraldo, Torino. Dal 2007 ad oggi ha collezionato, insieme a Componibile 62, esperienze come curatrice, project manager e organizzatrice di mostre ed eventi culturali in Italia e all’estero. Collabora con Tafter (Economia della cultura). Oltre che all’arte contemporanea, si dedica anche alla moda, CSR, e viaggi. Il Museo è il suo habitat naturale.