Articolo di Lorenzo Buongiovanni.

La fotografia di Dorothea Lange (1895-1965), in mostra a Studio Trisorio, ci suggerisce il confronto fra il presente delle migrazioni intercontinentali, della povertà, con il passato storico degli Stati Uniti d’America, dopo il 1929, a seguito della bolla inflazionistica esplosa con la grande depressione.

Dorothea Lange, Family, Five Children and no Car, Oklahoma, 1938

Dorothea Lange, Family, Five Children and no Car, Oklahoma, 1938

 

Il fil rouge è l’uomo, la sua assenza, la sua ostinazione, la speranza, il lavoro, la pace, l’incontro e il vuoto. I soggetti dei lavori fotografici di Dorothea Lange sono cittadini americani ripresi nel proprio quotidiano, in quel vissuto catturato “come se […] si dovesse essere colpiti da improvvisa cecità”. Affrontare il problema della dimenticanza attraverso l’importanza del documento visivo è il cuore della mostra “A visual life”, che assieme alla retrospettiva “The camera is a great teacher”, presso il Castello di Postignano (Sellano, PG), abbraccia un’ampia rosa di opere della pioniera del reportage fotografico di denuncia. Ravvivare il ricordo delle migrazioni interne agli ‘States’ americani è indispensabile a riportare alla mente il nomadismo costituzionale all’essere umano e al suo incessante conflitto con la natura, spesso rappresentata nella realtà bipolare di rigoglioso e desolante.

Dorothea Lange, Dust Storm, New Mexico, 1935

Dorothea Lange, Dust Storm, New Mexico, 1935

La catastrofe delle centinaia di migliaia di chilometri quadrati di campi desertificati dalle tempeste di sabbia hanno costretto allo spostamento altrettanti agricoltori americani, come la Madre Migrante in esposizione, fotografata dall’artista nel ‘36. Si tratta dello scatto più riprodotto e iconico dell’artista. I figuranti nei lavori esposti di Dorothea Lange sono incontri tratti dai suoi viaggi intorno al mondo negli anni ‘30 del novecento. I protagonisti delle inquadrature sono colti senza filtri, gente senza alcuna velleità di apparire, spogliati della consapevolezza autorappresentativa, agli antipodi con l’autocelebrazione contemporanea. L’esposizione di queste vite è piena del pathos, dignitoso ed esistenzialista, perduto nella logica di musealizzazione del vissuto tramite i social media.

Dorothea Lange, Crossroads Store, Alabama, 1938 ca.

Dorothea Lange, Crossroads Store, Alabama, 1938 ca.

Tra i 30 scatti esposti una buona parte provengono dal progetto documentativo commissionato dalla Farm Security Administration, che è stato la piattaforma di sperimentazione fotografica dell’etnografia visuale di Dorothea Lange: un capolavoro artistico, riferimento indiscutibile per il fotogiornalismo d’inchiesta di tutti i tempi. La mostra è organizzata con il patrocinio del Consolato Americano ed è visitabile presso la galleria Studio Trisorio, in via Riviera di Chiaia 215 a Napoli.

info mostra

A Visual Life
DOROTHEA LANGE

fino al 15 settembre
Studio Trisorio via
Riviera di Chiaia 215, Napoli

 

Dorothea Lange, Migrant Agricultural Worker’s Family, Nipomo, California, 1936

Dorothea Lange, Migrant Agricultural Worker’s Family, Nipomo, California, 1936

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