Incontro Patti Smith in una calda giornata di inizio maggio, di quelle che ti spingono ad abbandonare il lavoro, a passeggiare all’ombra fresca dei porticati, a comprare un costume da bagno o mangiare una granita. Per quanto abbia atteso questo momento, attesa cresciuta dopo lo splendido concerto della poetessa del rock, il giorno precedente al Teatro Regio di Parma, adesso forse un po’ vorrei scappare, sottrarmi a quel suo magnetismo, a quello sguardo indagatore che è proprio come le sue canzoni e come le sue fotografie: ti obbliga a guardare in te stessa.
Higher Learning la mostra fotografica di Patti Smith che, come forse non tutti sanno, si dedica alla fotografia con la stessa passione con cui si dedica alla musica (ed è proprio questo il caso in cui bisogna parlare di artista poliedrica), è in mostra a Parma al Palazzo del Governatore fino al 16 luglio 2017. Un antico amore quello di Patti Smith per l’Italia pienamente contraccambiato e che viene celebrato in questa occasione dalla laurea ad honorem in Lettere classiche e moderne a lei conferita dall’Università degli Studi di Parma.

Una manciata di giornalisti siedono di fronte a lei che molto chiaramente detta le regole dell’incontro “massimo due domande a testa, nessun commento”. Non mi sono preparata nulla da chiederle sebbene ci abbia provato nel tragitto in treno che solo il giorno prima mi aveva portata da Napoli a Parma, poi come sempre faccio alla fine, ho creduto bene di guardare prima la mostra, ascoltare il suono della sua voce e delle sue parole. Poesia, politica, rock, spiritualità, arriva la prima domanda:

Rock e spiritualità. Dove si trova il punto di conciliazione?

La musica rock è solo uno dei tanti modi in cui esprimo me stessa. Come la fotografia e la poesia mi offre la possibilità di pormi delle domande. La canzone “Gloria”, che apre il mio album di esordio “Horses”, ad esempio, è allo contempo rivendicazione di individualità e preghiera. Ogni mio progetto lo è, anche Higher Learning. Non sono cattolica, il mio credo non si riconosce in una vera e propria religione. Tuttavia la mia arte è intrisa di una forza spirituale che trae energia da ogni cosa del creato. Non dimentichiamo poi che l’arte nasce nelle Chiese: l’uomo ha iniziato a fare arte per omaggiare gli dei

Nelle sue canzoni ricorre il termine “Hope” e “People(speranza e persone, ndr). Alla luce della situazione sociale e politica americana negli Stati Uniti di oggi, dove le persone, e soprattuto gli artisti, possono trovare la speranza?

Negli anni 70 noi avevamo moltissime motivazioni, eravamo politicamente più impegnati, forse perché eravamo meno disincantati. Davvero credevamo di poter cambiare il mondo. Penso ai mezzi che ci sono oggi per essere connessi, per mettere in contatto energie e idee appartenenti a persone anche molto distanti geograficamente: la globalizzazione potrebbe essere utilizzata come una potentissima arma di pace e cambiamento.

intervista Patti Smith
Mentre si susseguono le domande ripenso alle fotografie appena viste, alle polaroid che raccontano di chiese, cimiteri, cattedrali, tutto immerso in una nostalgia di “vecchio mondo” color seppia.
Mi sembra che in questo incontro, seppure ricco di spunti, non le sia resa giustizia in quanto artista tout court, e non semplicemente “rockstar”, mentre tutto nella sua mostra sembra un tentativo di uscire da questo ruolo.

Le chiedo, alla fine di questo incontro, quanto di europeo c’è nella sua produzione artistica, soprattutto fotografica. 

La cultura europea è nel mio modo di costruire – dice con un sorriso – mi sento europea quanto americana, e molto di ciò che sono come artista e come donna. Nelle mie fotografie che potete vedere in questa mostra si parla in fondo di un viaggio interiore ma anche fisico che molto appartiene alla Francia, all’Italia, all’Europa. Mi piace pensare a me stessa come cittadina del mondo, il confronto con culture differenti è la chiave per aprire realmente la mente. Proprio con l’idea di creare un luogo d’incontro per le generazioni future di artisti ho comperato la casa di Rimbaud a Parigi: fu danneggiata dai bombardamenti nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale e ho l’intenzione di trasformarla in una residenza di giovani scrittori e artisti.

Raccontandoci di un progetto per il futuro termina l’incontro. Mi aspettavo di trovare dinanzi a me una star ripiegata sui successi e le glorie del passato, della giovinezza, dei ruggenti anni ’70 e invece mi sono trovata al cospetto di una donna protesa verso il futuro.
“Hope” significa speranza, “People” significa persone.
Quali migliori parole per discutere del futuro?

info mostra

Palazzo del Governatore – Piazza Garibaldi, Parma
a cura di Patti Smith e Paul Richert – Garcia

dall’8 aprile al 16 luglio 2017

Info, contatti e biglietti:
www.palazzodelgovernatore.it

A proposito dell'autore

Project Manager

Alla formazione scientifica (studi in Medicina Veterinaria, prima in Inghilterra e poi in Italia) unisce l'insana passione per l'arte e la letteratura. Dal 2012 collabora con la casa editrice Marchese editore, occupandosi di pubbliche relazioni, promozione e creazione di eventi culturali. Nel 2013 fonda con alcuni collaboratori il blog "About M.E.", legato all'attività della casa editrice ma fin dall'inizio aperto a tutto ciò che è cultura, con particolare attenzione a ciò che succede sul territorio campano. Ama i cappelli, Dostoevskij, e il té delle cinque.