Giovedì 28 gennaio il Circolo dei Tatuatori ha presentato Lettering Only, live painting eseguito da vari artisti e tatuatori che hanno perfezionato il loro lavoro nell’ambito del lettering. Ho avuto modo di parlarne con Morbh, tra gli artisti invitati.

Morbh

Vengo dal mondo del writing, dalla scena napoletana dell’hip hop. Dipingo sin dall’età di tredici anni (con un periodo molto attivo tra il 1998 e il 2002) e a venticinque anni mi sono iscritto l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Sono stati anni spensierati, selvaggi e liberi, quando la passione era l’unica ragione di vita. Si faceva parte di un movimento, di un gruppo che aveva una voce univoca e molte cose da urlare, si partecipava alle jam dove writing, breakdance, dj’ing e rap si incontravano, spesso in “teatri” come periferie, quartieri abbandonati e disagiati dove per un giorno almeno il colore, la musica e la positività avrebbero allietato la quotidianità di quelli che oggi definiremmo non-luoghi. Col tempo ho abbandonato, a poco a poco, i graffiti avvicinandomi sempre più al mondo dei tatuaggi, ma non nascondo che spesso vengo preso dalla nostalgica voglia di dipingere un muro con la mia tag.

Morbh
L’evento si intititola Lettering Only e anche la tua produzione punta soprattutto sulla calligrafia. Qual è il tuo legame con il lettering?

Non saprei trovare un motivo particolare per cui la mia attitudine si sia manifestata più propriamente nel lettering piuttosto che in altre forme espressive; è stato tutto molto spontaneo e naturale. Forse proprio gli anni vissuti come writer hanno preparato la strada da percorrere e l’amore per ogni singola lettera. Posso dire, però, che ero fortemente affascinato, già da bambino, dalla calligrafia elegante di mia nonna, tipica dell’insegnamento e della disciplina degli inizi del Novecento, quanto dall’analfabetismo di mio nonno che sapeva soltanto arrangiare la firma del proprio nome.

Morbh
Dal muro alla pelle: oggi le tua arte si esprime soprattutto tramite il tatuaggio. Come introdurresti l’arte del tatuaggio a chi non è del settore?

Storicamente il tatuaggio ha assunto agli occhi della massa la connotazione di arte vera e propria da quando la tecnica si è affinata, da quando, cioè, si possono raggiungere dei risultati paragonabili a una qualsiasi forma d’arte. Resta comunque una spaccatura all’interno di questo ambiente, almeno per gli addetti ai lavori, che si dividono fra chi si sente artista e chi un artigiano. Per me la differenza è molto sottile. Dal mio punto di vista, in questo ambito, potrebbe definirsi artista del tatuaggio chi, in un modo o nell’altro, riesca a spiccare con uno stile estremamente riconoscibile e personale o che comunque apporti delle innovazioni e segni un settaggio effettivo di un determinato genere. Un esempio su tutti è stato Filip Leu, della famiglia Leu, storico tatuatore che già in giovanissima età si impose nel mondo del tatuaggio, rivoluzionando uno stile, quello giapponese, che fino ad allora non aveva subìto intaccamenti da parte di estranei a quella cultura.

Oltre al live painting di Morbh, di Thore Sharpz, Giusepe Di Criscio, Daniele Saggiono e Marcolino, è stata ospitata una mostra fotografica curata da Sea Shepherd e una esposizione del maestro Aniello Scotto.

Il prossimo incontro presso il Volver Cafè di Piazza Dante sarà presentato dal Circo dei Tatuatori giovedì 11 febbraio. Parteciperanno: Domenico Acampora, Vittorio Mustacchio, Thore Sharpz, Morbh, Giuseppe Punzo e Lucio Skor. Per tutte le informazioni seguite l’evento Facebook Chicano Only.
 
 

 

A proposito dell'autore

Specializzanda in storia dell'arte presso la Federico II di Napoli, lavora con INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana. Amante dell'arte contemporanea e delle molteplici espressioni dell'urban art